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13 luglio 2022

Draghi: il solito arrogante pieno di boria

Probabilmente a qualcuno piace essere frustato, a me no e quindi non mi piace l'arroganza di un borioso Draghi la cui supponenza aumenta ad ogni conferenza stampa e in parallelo all'aumento dei fallimenti del suo governo.

I giornalisti scodinzolanti ne riportano frasi, trasmettono registrazioni, ma nessuno dice che Draghi ha fallito su tutto e lascerà l'Italia più povera e più indebitata di come l'aveva trovata, ereditandola, peraltro, da un inconcludente signor Nessuno, al cui confronto chiunque, ma non Draghi, avrebbe fatto bella figura.

La mia idea è che Draghi cerchi il pretesto per andarsene sbattendo la porta per poi dire che non è lui ad aver fallito, ma sono stati gli altri che gli hanno impedito di governare.

E le sue parole, carota verso Conte e bastone verso Salvini, dovrebbero indurre la Lega a non pensarci più neppure un attimo e lasciare il governo, mettendo Conte nelle condizioni obbligate di fare altrettanto e così cacciare Draghi da Palazzo Chigi, anche se gli si farebbe un favore.

Perchè cacciando Draghi e andando ad elezioni quando, presumibilmente, uscirebbe una maggioranza di Centro Destra che, pur con tutte le difficoltà e le lentezze di una necessaria, faticosa ricerca del compromesso, perseguirebbe gli interessi nazionali, il favore più grande lo si renderebbe all'Italia e agli Italiani.

Facciamo ancora in tempo a farci riaprire i rubinetti del gas, del petrolio, del grano, delle materie prime da una Russia che sta dimostrando di essere tutt'altro che isolata nel mondo e riuscirci in contemporanea con il voto di mezzo mandato negli Stati Uniti quando dovrebbe venire meno la maggioranza socialisteggiante dei democratici sia alla camera che al senato.

Il dollaro che ha raggiunto la parità con l'euro e con una tendenza che potrebbe irrobustirlo ancora di più, ci farà pagare molto di più ogni materia prima che, per la scellerata scelta guerrafondaia di Draghi e Mattarella, saremo costretti a comprare fuori dalla Russia.

E Salvini e la Meloni dovrebbero anche fare attenzione al rigurgito della dittatura sanitaria (le cui avvisaglie stanno nella precipitosa apertura delle stalle per la quarta dose agli ultra sessantenni: si comincia sempre così) che verrà sicuramente utilizzata per supportare le politiche fallimentari di Draghi.

Una coalizione ha bisogno di un programma articolato, ma, intanto, tutta la galassia del Centro Destra deve ritrovarsi su un primo, necessario, passo: cacciare Draghi.

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