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No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

27 ottobre 2023

Dicano almeno dove trovare i soldi necessari

Da quando sono in pensione ho la possibilità di ascoltare molta radio, con i vari programmi che, pur essendo ancora troppo orientati a sinistra nonostante qualche encomiabile sforzo di riequilibrio, in mezzo a tanta paccottiglia propagandistica, riescono a fornire qualche notizia, probabilmente ad insaputa e contro la volontà dei vari conduttori.

Uno degli aspetti più interessanti è dato dalle continue interviste a questo o quel piccolo imprenditore di settore, artigiano, agricoltore, sindacalista, economista, medico, ingegnere, magistrato, attore, cantante, ognuno dei quali espone, con voce impostata, la stessa che usano i preti quando, dal pulpito, vogliono darsi un'aria ispirata, le criticità del suo ambito lavorativo e, immancabilmente, afferma che è produttivo ma che per dare dinamicità ed espansione occorre ... che lo stato ci metta tanti soldi.

Tutti, nessuno escluso, battono cassa e cercano di mungere la vacca stato arguendo che il loro settore è di primaria importanza.

Una delle trasmissioni in questo senso più istruttiva è Sportello Italia, dal lunedì al venerdì alle 12,30 a cura della redazione economica del gr1.


Ogni giorno un ospite fisso che parla di pensioni, bollette, condominio, ogni giorno, immancabile, la lamentela (ad onor del vero l'unico che si astiene da tale comportamento è al lunedì l'esperto di pensioni che parla solo di fatti, di leggi esistenti e non di bozze, ipotesi o vaneggiamenti vari) perchè lo stato non ci mette i soldi (che non ha, che non abbiamo, visto che lo stato siamo noi e siamo noi a finanziarlo).

Ridicola la settimanale querimonia sul 110%.

Probabilmente anche gli esperti hanno creduto a Conte quando, come Pulcinella, gridava ai quattro venti: ristrutturazioni, tutto gratis, cessioni del credito così neanche dovete anticipare.

Poi i nodi sono venuti al pettine, un debito per lo stato enorme (120 miliardi) ed ogni anno 20 miliardi che venono sottratti alle disponibilità delle manovre finanziarie  per pagare i debiti contratti dal "tutto gratis" di Conte.

E poi la questione della cessione del credito che, persino nella formulazione scritta da Conte, era una possibilità, non un obbligo e nel momento in cui una società ha il portafoglio pieno, ovviamente non compra più crediti, quindi chi svolge i lavori deve adattarsi a metterli nella sua dichiarazione dei redditi ed aspettare l'annuale rimborso rateale, non pretendere che lo stato metta altri soldi per comprare i crediti, magari tramite la CDP !

Facile fare gli amministratori dei condomini quando tutto viene risolto da una immissione di denaro pubblico.

E quando si chiede a costoro dove prendere i soldi, ecco che arriva il sindacalista della trimurti che, immancabilmente, tira fuori l'evasione.

Cento miliardi che dovrebbero coprire esigenze dieci volte superiori e che in undici anni di governo, da Monti a Draghi, i loro compagnuzzi di falce e martello non sono neppure riusciti a scalfire, tanto che continuano a tirar fuori quei cento miliardi a dimostrazione che loro stessi non sono stati capaci di incidere sulla presunta evasione.

Che forse, a questo punto, mi verrebbe da dire che non esiste.

Quando si contesta la politica prudente del Governo Meloni, chiedendo "di più", più riduzione delle tasse, più facilità per andare in pensione, più soldi alla sanità, si dovrebbe almeno indicare dove reperire i fondi necessari.

E le fonti sono solamente due: più tasse per i cittadini e più debito pubblico che poi deve essere rimborsato.

Sono due strade inaccettabili.

Quindi non resta che più tagli alla spesa pubblica, con noi cittadini che dobbiamo imparare a pagare per i beni e i servizi che ci vengono offerti e non a pensare che lo stato debba pagare per noi.

Cominciare una stagione di tagli alla spesa pubblica, magari cominciando ad azzerare contributi al cinema, alle associazioni che si occupano dei clandestini, ai comuni che sperperano per la cartellonistica dei trenta all'ora o delle piste ciclabili disegnate riducendo la carreggiata della via, potrebbe essere la svolta per una economia e una società più sana.

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