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03 ottobre 2023

I magistrati non siano competenti sugli atti della politica

La vicenda del magistrato catanese che, dopo essersi distinta per una serie di interventi sui social contro il Ministro Salvini e a favore dell'accoglienza dei clandestini, è stata chiamata a giudicare sul ricorso di alcuni clandestini appena sbarcati e ospitati nel centro di identificazione secondo le nuove norme di legge, apre inquietanti risvolti sulla legittimità di simili giudizi.

Un magistrato, come chiunque altro, ha le sue idee, le sue esperienze, i suoi trascorsi e quello che lui è oggi è inevitabilmente la risultante di ciò che è stato nel passato ed i suoi giudizi ne sono quindi influenzati.

Non esiste un arbitro imparziale quando si tratta di giudicare una scelta politica, etica, morale, perchè ognuno di noi risponde con le proprie convinzioni.

Non esiste un arbitro imparziale neppure quando si dovrebbe giudicare un furto, una rapina, uno stupro, un omicidio, perchè ciascuno di noi, quindi anche un magistrato, comminerebbe una pena più o meno lieve a secondo delle proprie convizioni in merito alle cause profonde che possono aver provocato quel comportamento che, tutti, consideriamo contrario ai canoni della convivenza civile.

Ma se per un furto, una rapina, uno stupro, un omicidio, è possibile togliere discrezionalità ai magistrati imponendo una casistica che preveda una pena specifica alla quale non sia possibile derogare, per gli interventi contro ministri, contro leggi dello stato che concretizzano una scelta politica (non solo verso i clandestini ma, ad esempio, per come considerare la legittima difesa) allora è impossibile, con l'attuale impostazione del sistema giustizia, impedire ad un magistrato di giudicare non secondo giustizia, ma secondo la sua ideologia.

E questo è un male, perchè è una ingerenza di un potere, quello giudiziario, in facoltà proprie ed esclusive di quelli legislativo ed esecutivo.

L'unica soluzione è esplicitare che un magistrato mai potrà mettere in discussione e disapplicare una legge dello stato e mai potrà perseguire un ministro o un parlamentare per gli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni.

Perchè l'unico giudice per la legittima difesa, come per eventuali limitazioni della libertà di un clandestino o il suo respingimento anche con la forza, dovrà essere solo e soltanto il Corpo Elettorale che, se soddisfatto di come i parlamentari ed i ministri hanno agito, allora li tornerà a votare, diversamente sceglierà altri partiti ed altri rappresentanti.

Ma non sia mai un magistrato a fare opposizione alla volontà della Maggioranza sancita con una legge o con la fiducia espressa ad un governo o ad un ministro.

Schierandosi a favore di una parte politica un magistrato, perderebbe, come è accaduto negli ultimi 30 anni, credibilità lui e la farebbe perdere alla sua categoria ed alla sua istituzione.

Dovrebbe e potrebbe essere la prima e più importante riforma della giustizia.

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