Sempre con il dubbio dei brogli favoriti da una legge elettorale che, mancando di controlli, permette alla stessa persona di votare più volte, di far votare deceduti e di immettere voti online, come si è visto alle elezioni del 2020.
Trump ha 77 anni, Biden 81.
Gli Stati Uniti sono passati dal distruttivo e immaturo giovanilismo dei Kennedy, Clinton, Obama, alla fase senescente di Trump e Biden, rappresentando perfettamente quello che sta diventando l'Occidente: un vecchio che si indebolisce sempre di più destinato a soccombere davanti ai continui attacchi esterni.
Come accadde all'Impero Romano.
Ma non sarà indifferente se a novembre vincerà Trump o Biden.
Li abbiamo testati entrambi alla presidenza.
Con Trump non ci fu nessuna guerra, nessuna aggressione, "solo" lo scoppio a fine mandato dell'epidemia di covid mal gestita dai governi occidentali che usarono i metodi cinesi della repressione e della iniziezione obbligatoria.
Con Biden è ripresa la politica estera fondata sul politicamente corretto, perdente e disastrosa, già iniziata con Obama (le famigerate primavere arabe) e che ha portato a regalare la Russia all'alleanza orientale, i terroristi palestinesi a rialzare la testa e i terroristi yemeniti ad aggredire impunemente le navi nel Mar Rosso.
Sono entrambi vecchi, ma uno, Trump, ci stimola e ci fornisce una fiammella di speranza con una visione ancora forte, per un recupero del ruolo dell'Occidente nel mondo.
L'altro, Biden, si presenta in tutto e per tutto come il becchino dell'Occidente che si appresta ad accompagnarci tutti verso un periodo di sottomissione a popolazioni più determinate ad imporre la propria volontà.
Come eravamo noi una volta.
Purtroppo noi non potremo minimamente influire in una scelta che, pur estendendo i propri effetti su tutte le nazioni occidentali, sarà effettuata esclusivamente dall'elettorato statunitense.
Brogli permettendo.
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