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04 agosto 2021

Semestre bianco

Da ieri si parla di semestre bianco, di quel periodo, cioè, in cui il presidente della repubblica non ha più la facoltà di sciogliere le camere e mandarci al voto.

Non che Mattarella si strappi capelli per questo, anzi è una scusa in più dietro cui ripararsi, visto che al voto non ci ha voluto proprio mandare nelle due occasioni (agosto 2019 e gennaio 2021) in cui avrebbe dovuto.

La ratio originale era di impedire che un presidente della repubblica in scadenza brigasse per crearsi un parlamento favorevole alla rielezione.

Nessuno però ha pensato che anche mantenere il parlamento così com'è potrebbe favorire la rielezione e nel nostro caso, abbiamo un parlamento che, ormai, non corrisponde più, neanche lontanamente, al sentimento popolare che emerge da tutte le elezioni parziali svolte e dai sondaggi.

E' un parlamento sbilanciato a sinistra che, per l'appunto, potrebbe confermare Mattarella che della sinistra ha sempre tutelato gli interessi, come quando rifiutò Savona come ministro dell'Economia o, ripetiamo, evitando di sciogliere le camere nell'agosto 2019 e nel gennaio 2021.

Il semestre bianco è un retaggio ottocentesco, superato dai tempi e dalla velocità che deve caratterizzare anche la nostra politica, un residuato per vecchi parrucconi curiali.

Presidenti di altro spessore e statura hanno però evitato questo blocco costituzionale.

Giovanni Leone, nel 1978, dimettendosi prima dell'inizio del semestre bianco e Francesco Cossiga, nel 1992, dimettendosi a semestre iniziato non appena le turbolenze partitiche minacciavano di portare ad uno stallo la politica governativa.

Leone e Cossiga, ambedue democristiani, esattamente com'è l'origine di Mattarella, ma di ben altra qualità.

Mattarella, volendo, potrebbe riscattare il suo settennato dimettendosi e forzando quindi i tempi della politica.

Ma non lo farà.

Lui non è nè un Cossiga e neppure un Leone, men che meno in senso figurato.


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