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06 aprile 2024

Le inchieste non interferiscano con la Politica

Dopo anni in cui il bersaglio principale delle inchieste della magistratura era Berlusconi e, a cascata, tutto il Centro Destra, adesso emerge qualche inchiesta fuori dal coro.

Non che sia terminato l'assalto giudiziario al Centro Destra (processo a Salvini per aver difeso i confini della Patria, disapplicazione delle norme contro i clandestini sia con il lasciarli liberi di sciamare per l'Italia che con la revoca del fermo amministrativo delle navi ong, gip che rifiutano l'archiviazione chiesta dal p.m. per indagini contro esponenti del Centro Destra, per non parlare della pletora di magistrati eletti o che si apprestano a candidarsi con i cattocomunisti e i grillini), ma qualche magistrato che canta fuori del coro emerge.

Così abbiamo l'inchiesta di Bari che segue tante altre inchieste relative, essenzialmente, alla gestione del potere locale.

Tale inchiesta ha subito provocato una rottura tra i cattocomunisti ed i grillini, a dimostrazione che la loro alleanza è fragile e fondata solo sulla spartizione del potere (quando manca ognuno pensa ad arraffare il poco che resta in feroce concorrenza reciproca).

Non dubito che, proprio per la natura dell'alleanza, torneranno insieme, poi si seprareranno, poi di nuovo insieme, spetterà agli Elettori comprendere che nulla di buono potrà mai esserci per l'Italia e gli Italiani da una simile accozzaglia di improvvisatori che non hanno una base ideale comune (probabilmente non hanno neppure una base ideale tout court).

Ma, francamente, non mi interessano le fibrillazioni a sinistra, bensì la riaffermazione di un principio: i magistrati non interferiscano con la Politica.

La Politica, cioè il parlamento, fa le leggi e i magistrati devono applicarle.

I magistrati indagano, doverosamente in silenzio, e solo con una sentenza di condanna passata in giudicato si potranno applicare le norme, se esistono, o il concetto di "opportunità politica", se non esistessero norme per la fattispecie di condanna, per allontanare o sostituire un politico condannato (con sentenza definitiva, passata in giudicato, non mi stancherò mai di ripetere).

Non è accettabile che una persona possa essere danneggiata nella sua carriera da una indagine in corso, prima ancora di essere condannata (in via definitiva).

E' un principio che deve essere applicato tanto ai cittadini che non devono veder compromessa la loro attività professionale e la vita personale nel corso di un processo, quanto ai politici che non devono essere sottoposti a limitazioni durante una indagine.

E vale per i cattocomunisti come per la Destra.

Male fanno, quindi, quelli che si dimettono (come la signora assessore nella giunta pugliese) al ricevimento di un avviso di garanzia o addirittura anche prima per una notizia di stampa e malissimo fanno i politici dei partiti avversari a chiederne le dimissioni perchè, in tal modo, legittimano la magistratura ad una invasione di campo, a decidere, lei e non l'Elettore, chi può essere candidato, eletto, amministratore o ministro.

Invece siamo noi Elettori a decidere chi vogliamo che ci rappresenti, non un magistrato.

La Politica reagisca, unitariamente, respingendo ogni giustizialismo, anche perchè non vedo dei Robespierre in giro, ma solo dei mastro Titta.


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