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No alla deriva

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12 aprile 2024

Troppe norme e troppi controllori non servono alla sicurezza sul lavoro

Quattro sono i temi di cui vorrei scrivere oggi: la sicurezza sul lavoro, i due frettolosi pronunciamenti del parlamento europeo a fine mandato su clandestini e aborto (e connessi) e, tanto per cambiare, l'ennesimo episodio di malcostume politico che porta a dimissioni di politici che sono semplicemente indagati dalla magistratura con il corollario di bavosi giustizialisti.

Sperando di poter sviluppare gli altri temi nei prossimi giorni (anche se saranno diventati progressivamente superati, da altri eventi di interesse generale) inizio dalla sicurezza sul lavoro, anche perchè la vicenda trova nuova linfa da un incidente occorso nella mia provincia.

La sicurezza sul lavoro è un tema sempre verde, che i sindacati cavalcano in occasioni particolarmente sensibili e, come nei giorni di oggi, sfruttano per buttarla in politica, per portare fieno alla cascina cattocomunista come lo sciopero di ieri di Landini e Bombardieri, finalizzato unicamente ad attaccare il Governo di Centro Destra e non certo a formulare proposte positive per la soluzione del problema.

Alla fine non posso che concludere che è impossibile prevenire ogni eventualità di incidente, neppure bloccando completamente le attività per adempiere ad ogni più marginale adempimento che possa venire in mente ad un cervello particolarmente maniacale.

Fatalità, imperizia, superficialità e, ex contrario, persino eccesso di confidenza, sono sempre in agguato, soprattutto là dove si compiono azioni ripetitive, che si ritiene di aver assimilato e di esserne completamente padroni.

Questo non vuol dire che si debba rinunciare a perseguire una ideale, totale sicurezza, ma solo che, in presenza di un rischio sempre possibile e mai eludibile, occorre contemperare le esigenze di produttività e di sicurezza, accettando che quel rischio esista e possa, talvolta (pochissime volte considerati tutti i luoghi lavorativi che abbiamo in Italia, tanto vero è che ogni incidente diventa motivo di notizia da prima pagina cosa che non accadrebbe se fosse una occorrenza diffusa), concretizzarsi in un incidente.

In particolare non può esserci una legge uguale per tutte le situazioni lavorative, nè un esercito di guardiani, pasdaran della sicurezza del lavoro, che blocchino le attività produttive per eseguire tutti i controlli necessari ad autorizzare un cantiere.

Una delle storture che ho evidenziato negli anni della mia attività è la spasmodica ricerca di un soggetto cui accollare, a cascata, ogni responsabilità, cosa che va in parallelo con la ricerca rabbiosa di un colpevole dopo ogni incidente.

Se mai si avesse la sventura di voler prendere in parola Landini e applicare le sue teorie, l'Italia fallirebbe per il blocco di ogni attività in pochi mesi.

Landini dice quello che dice perchè non ha responsabilità, se non quella di indirizzare la cgil nei pascoli voluti dal pci/pds/ds/pd, con quella collateralità che inficia i principi enunciati come si è visto quando dalla cgil non arrivò neppure una flebile flatulenza contro l'estromissione dal lavoro e dallo stipendio di migliaia di cittadini lavoratori che non si erano sottoposti all'iniezione di stato.

Le troppe leggi uccidono non solo l'economia, ma anche la sicurezza stessa dell'ambiente di lavoro.

Probabilmente la sicurezza sul lavoro è materia troppo seria per lasciarla ai comizi dei sindacalisti ed è ora che torni di competenza aziendale, in un quadro normativo sintetico di carattere generale e più specifico per settori, di sanzioni che non lascino spazio a dubbi nè a scarichi di responsabilità che poi, come abbiamo sempre visto in ogni incidente, sono materia di sofismi da parte degli avvocati che allungano i processi fino alla prescrizione.

 

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