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16 aprile 2024

Vendere e privatizzare la Rai

I fiumi di parole che seguono la decisione di un presentatore di non sottoscrivere un contratto con la Rai e, invece, di accettare l'offerta ben più lucrosa (pare una remunerazione tre volte superiore) di una emittente privata, ripropongono la questione sulla Rai pubblica.

Programmi, radio e telegiornali, documentari, produttrice di film e telefilm e, soprattutto, dispensatrice di stipendi, la Rai, con i suoi quasi tredicimila dipendenti di cui circa duemila con la qualifica di "giornalisti", è uno degli apparati della pubblica amministrazione più soggetto alle influenze partitiche.

Ai tempi della prima repubblica si diceva che in rai assumevano dieci giornalisti così suddivisi: quattro democristiani, tre comunisti, due laico socialisti e uno bravo.

Considerando il livello delle trasmissioni, il più delle volte propaganda spazzatura a favore della sinistra, temo che non sia cambiato nulla da allora.

Il canone Rai fruiva, nel 2021, 1,7 miliardi, da quest'anno probabilmente meno, grazie al Governo Meloni che lo ha ridotto, come possiamo vedere dall'addebito nelle bollette elettriche.

Assieme alla pubblicità la Rai fattura 2,7 miliardi, più di Sky e di Mediaset (2,5 e 2), eppure ha un bilancio in perdita che richiede costante immissione di denaro pubblico per ripianarlo.

Ha ancora un senso la Rai pubblica, con tutti i suoi canali, costi e polemiche ?

No.

Vendere, anche a spezzatino, i vari assets della Rai significherebbe per lo stato incassare miliardi che sarebbero ben utilizzati mettendoli a decurtazione del mostruoso debito pubblico, cancellare il balzello del canone con un piccolo risparmio per gli Italiani, smettere di distogliere risorse per ripianare i debiti della Rai e far cessare ogni polemica sull'uso politico della televisione.

Se, infatti, tutte le emittenti fossero private, tutte dipenderebbero dalla raccolta pubblicitaria che segue gli ascolti e quelle che trasmettessero porcherie propagandistiche fallirebbero, come meritano, grazie alla inesorabile legge di Mercato e senza costi per lo stato.

Al contrario, se tutte le emittenti fossero private, lo stato potrebbe regolamentare, nell'interesse pubblico, la loro attività, da terzo super partes che non deve preoccuparsi della concorrenza e quindi senza sospetti di parzilità.

Probabilmente in un Mercato interamente privato, anche le retribuzioni di nani e ballerine sarebbero più contenute, evitando motivi di scandalo e di polemiche.

E forse tornerebbe in auge la qualità di un programma e non la sua finalità politica.

Con la Rai privatizzata e venduta, cesserebbero le polemiche di chi ha perso le elezioni e contesta a chi le ha vinte la legittima indicazione di una linea editoriale.

E vivremmo felici e contenti, guardando quello che scegliamo di guardare e di pagare, liberamente.

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