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17 gennaio 2022

Draghi: la mediocrità al potere

Nei giorni scorsi tutti noi abbiamo cominciato a fare i conti con le rincarate bollette di luce e gas, che stanno galoppando verso i massimi, trascinandosi dietro quella brutta bestia che è l'inflazione.

Sui giornali leggiamo di aziende che chiudono, rischiano la chiusura, spostano le produzioni negli orari notturni e festivi per lucrare un minimo sui costi inferiori dell'energia.

Un bene come il libro, è pesantemente soggetto a questi aumenti che hanno rincarato la carta e la stampa di quasi otto volte, costringendo alla chiusura o alla sospensione dell'attività le case editrici più piccole e deboli e molte altre a rivedere tempi e modi delle uscite.

Le stesse compagnie fornitrici di energia hanno problemi, tanto che alcune, che erano entrate nel mercato proponendo contratti scontati ed a prezzo fisso, non sono in grado di reggere, chiudono e i loro contratti sono stati assunti da compagnie più robuste, riducendo quindi i vantaggi per i consumatori derivanti dalla libera concorrenza.

E siamo solo all'inizio.

Il problema dell'energia e dell'inflazione conseguente (l'aumento dei costi dell'energia portano ad aumenti ovunque, dalla tazzina del caffè alla consegna delle merci ed al turismo stesso) dovrebbe essere il primo da affrontare per un governo che volesse fare l'interesse dei propri cittadini.

Noi, invece, abbiamo un presidente del consiglio mediocre e sopravvalutato, che ha ormai disperso la credibilità di cui era immeritatamente circondato, che si è mostrato inadeguato al ruolo, persino in campo economico dove tutti credevano che avrebbe "giocato in casa".

Le avvisaglie degli aumenti delle bollette ci sono da ormai sei mesi e andavano affrontati con provvedimenti immediati ed incisivi, come la revoca di tutte le sovrattasse per pagare questo o quel prurito ecologista e l'abolizione dell'IVA, per imputare ai consumatori il solo costo effettivo dell'energia (già altissimo) maggiorato del giusto guadagno della società fornitrice.

Invece Draghi e Franco si sono incartati nel voler salvaguardare le agevolazioni concesse a fotovoltaico e altre amenità del genere e quindi si sono impiccati alla politica dell'Unione del Male, contraendo debiti in cambio di un piano che li sperpererebbe per inseguire una improbabile "energia verde", ignorando l'invito a ripensare alle centrali nucleari, le uniche che ci potranno fornire energia pulita e infinite.

Draghi, invece, guarda solo al Quirinale, sperando di sfilarsi dalle sabbie mobili in cui è infilato credendo, lui per primo, di essere quel fenomeno che, alla prova dei fatti, come già accadde a Mario Monti, non è, non è mai stato e non sarà mai.

Uno così non merita di restare a Palazzo Chigi e, soprattutto, non merita di salvare la faccia, trasferendosi al Quirinale.

Mi auguro che Salvini e la Meloni non mollino il punto e giochino bene le carte che hanno in mano.

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