Nel 1971, dopo oltre venti votazioni, fu eletto presidente della repubblica il democristiano Giovanni Leone, più volte presidente del consiglio e della camera.
Fu una svolta negli anni del terrorismo montante, del dopo 68, perchè socialisti e comunisti furono estromessi dai giochi e Leone, nonostante la fronda dei franchi tiratori del suo partito appartenenti alla sinistra dc, la spuntò con i voti della parte meno peggio della dc, di repubblicani, socialdemocratici, liberali e missini di Almirante.
Fu uno schiaffo ai socialcomunisti, prodromico delle elezioni del 1972 e della svolta governativa che abbandonò il centrosinistra con i socialisti, per riproporre un governo centrista con i liberali.
Appare evidente come la maggioranza che eleggerà il presidente della repubblica potrebbe dare impulso ad una nuova stagione di governo, di Centro Destra e senza subire gli sgambetti del Quirinale come è toccato sistematicamente a Berlusconi dal 1994 al 2011.
Sarebbe quindi importante, come sostiene la Meloni, che il Centro Destra si presenti monolitico, senza lanciare ami alla sinistra e votando comunque compatti, confidando in quella area magmatica dei senza partito (un centinaio di elettori, il 10%).
Ne è ben consapevole Letta che continua a offrire la mela avvelenata a Salvini di un accordo su tutto, in cambio di un presidente che possa continuare il gioco fazioso degli Scalfaro, Napolitano e Mattarella, con il solo veto sul nome di Berlusconi.
Io mi auguro che non vi sia alcuna unità nell'elezione del presidente della repubblica, ma che il Centro Destra sia monolitico nel restare saldamente sulla barricata opposta a quella dei cattocomunisti.
Il metodo Leone è il più auspicabile.
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