Il dimissionario e, come Johnson, in carica per l'ordinaria amministrazione Mario Draghi torna ad aprire bocca, non ne sentivamo il bisogno e, come sempre, la fa fuori dal vaso.
Non so cosa dirà oggi o domani (non ricordo quando arriverà il suo turno) al festival dell'Unità in chiave pasdaran cattolica (il meeting riminese di Comunione e Liberazione), ma quello che ha affermato (in inglese) nel corso dell'ennesimo incontro propagandistico a favore del comico di Kiev, rappresenta un ulteriore modo per avvelenare i pozzi dell'Italia e degli Italiani.
Affermare infatti che la Crimea deve ritornare all'Ucraina non solo è antistorico (ricordo che la Crimea fu sottratta alla Russia e concessa alla Crimea dal dittatore comunista Kruscev anche se abitata al 90% da russi) ma è anche contrario ad ogni buon senso, sia se vogliamo che l'Italia possa assumere un ruolo pacificatore, ma soprattutto se vogliamo evitare di patire il freddo in inverno e di chiudere le nostre fabbriche per mancanza di gas e materie prime.
Draghi, come tutti gli uomini piccoli e meschini, non ha digerito di non essere stato eletto presidente della repubblica e di non poter neppure fare il piccolo dittatore in Italia senza sottoporsi al voto popolare e le sue esternazioni, che danneggiano l'Italia, sulla Crimea non sono le uniche mele avvelenate che lascia a chi succederà a lui.
C'è la questione lavoro e ci sono le questioni Ita e Monte dei Paschi.
La prima che vuole vendere ai tedeschi della Lufthansa, il secondo che, per ragioni esclusivamente di potere politico, sta trattenendo in mano allo stato, nonostante lo stato, grazie a Renzi, ci sta perdendo miliardi in capitalizzazione di borsa, che si aggiungono ai famosi cinquanta miliardi di perdite già archiviate (altro che i 49 milioni della Lega che i cattocomunisti continuano ad agitare !).
La Meloni, che mi appare sempre più autorevole anche nel modo di proporsi, ha chiesto di soprassedere alla vendita di Ita, perchè possa essere il prossimo governo, eletto dal Popolo, a deciderne la sorte.
Vedremo se Draghi, che ha sempre menato vanto di essere un nominato e mai un eletto, almeno in questo caso farà un atto di modestia e penserà all'interesse nazionale dell'Italia e degli Italiani e non a quello delle consorterie finanziarie e affaristiche globali.
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