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No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

24 novembre 2022

Lo sport non sia inquinato dalla politica

Non guardo i Campionati del Mondo di calcio perchè non c'è l'Italia, al più guarderò semifinali e finale.

E' però un avvenimento di cui si parla e si legge, suddiviso tra la notizia, cioè il risultato delle partite in corso con le sorprendenti e a me gradite sconfitte di Argentina e Germania ( e sono seduto in riva al fiume aspettando quelle di Francia e Brasile) e uno tsunami di commenti politici sul Qatar, sugli omosessuali, sull'Iran, sulla fascia da capitano.

Io non avrei mai fatto organizzare al Qatar i mondiali, non per una ritorsione politica verso l'Emiro o il sistema politico, ma perchè un mondiale di calcio deve essere giocato in una nazione che abbia un passato calcistico, una storia da raccontare, delle credenziali sportive.

Il Qatar ha solo una montagna di dollari e chi oggi ipocritamente critica la Fifa per essersi adeguata alle richieste di sterilizzare le proteste sui temi sgraditi all'Emiro, sono gli stessi che si sono spellati le mani per le olimpiadi in Cina, cioè nella nazione più repressiva, totalitaria, liberticida che esista al mondo.

Quindi sono proteste prive di qualsivoglia fondamento etico e morale, perchè fatte contro uno stato piccolo e difeso solo dalla sua montagna di denaro.

Ma che sia il Qatar o la Cina, non sono per nulla d'accordo a trasformare un campo di calcio, un impianto sportivo, in un palco propagandistico per sostenere tesi di parte, inginocchiandosi, salendo sul podio con il pugno chiuso alzato, voltando le spalle alla propria bandiera, evitando di cantare il proprio Inno Nazionale, indossando fasce colorate o tappandosi la bocca nelle fotografie ufficiali.

Anche perchè le ultime proteste che vorrebbero assecondare i piagnistei dei negri e degli omosessuali non credo che siano unanimemente condivise e hanno torto i calciatori tedeschi (meritatamente castigati dal Giappone, quando ero piccolo si diceva "San Giovanni non porta inganni") a straparlare di "principi non negoziabili", dimostrando che sarebbe meglio se si impegnassero sul campo di calcio e non sui presunti temi etici.

Lo sport deve vedere tutti gareggiare senza essere penalizzati dalla propria appartenenza nazionale, etnia, fede politica o religiosa.

Le controversie sui presunti diritti civili hanno altri campi di gioco, dai parlamenti nazionali ai palchi dei comizi fino all'estremo del campo di battaglia, ma non i campi di calcio o gli impianti sportivi.

 

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