Finalmente l'Unione del Male comincia a capire che deve essere dato un regolamento alle ong che "salvano" (a loro dire) dei presunti naufraghi che, in realtà, sono clandestini che volontariamente e a pagamento, si imbarcano su mezzi pericolosi, nella consapevolezza di avere un appuntamento con imbarcazioni pronte a traghettarli ed a scaricarli (in tutti i sensi) in Italia.
Poichè non credo alla buona fede delle ong, al loro disinteressato volontarismo umanitario, offro a tali organismi l'opportunità di smentirmi.
E poichè nessuno si crei proprie regole per mettersi a posto ma solo formalmente, credo che la regolamentazione europea delle ong debba comprendere un paragrafo molto semplice, che sia anche una cartina di tornasole del buon cuore, dell'altruismo e dell'azione disinteressata delle stesse ong.
Tutti i clandestini che vengono "salvati" in mare da imbarcazioni ong che salpano versa la Libia e l'Africa con l'unico scopo di raccogliere clandestini in mare, sono alloggiati, mantenuti, curati e istruiti dalla ong che li ha "salvati".
In parole povere, le ong che imbarcano clandestini, arrivano al porto "sicuro" più vicino assegnato dall'autorità nazionale e lì sbarcano i clandestini, ospitandoli in una struttura di loro proprietà o che acquisiscono in locazione per l'occasione, curandoli a proprie spese, fornendo loro il vitto e dando loro istruzione, restandone responsabili per ogni loro atto compiuto durante l'attesa di conoscere se viene concesso lo status di profugo o rifugiato o fino alla loro materiale espulsione, per la quale sia la stessa ong a farsi carico dell'accompagnamento verso lo stato di origine o di partenza.
Insomma, questa gente che solca i mari solo per imbarcare clandestini, se ne assuma la responsabilità a 360 gradi, perchè è troppo facile fare beneficenza con i soldi degli Italiani, cui vengono scaricati tutti gli oneri successivi allo sbarco in un porto.
Solo così potrei cominciare a credere alla buona fede delle ong.
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