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No alla deriva

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12 febbraio 2023

Europeisti sì, unionisti mai

L'Unione del Male è, purtroppo, una realtà con la quale dobbiamo fare i conti, agendo perchè divengano attivi dopo le passività indotte dalle continue genuflessioni cattocomuniste, almeno da Monti a Draghi, passando per Letta, Renzi, Gentiloni e Conte2.

La "mano" della Meloni (di ciò che rappresenta e incarna) si vede e la vedono anche i diretti concorrenti francesi e tedeschi.

Chi non la vede è la stampa, radio e televisione faziosa che cerca disperatamente di mantenere in vita un agonizzante partito cattocomunista, il pd.

Ma in Europa se ne sono accorti, eccome e cercano di fermare la crescita di un movimento che trova terreno favorevole praticamente ovunque, interpretando la politica europea non in chiave unionista, ma in chiave europeista, cioè rispettando Storia, Tradizione, Cultura dei singoli Popoli e Nazioni che compongono geograficamente questa Europa.

La patetica piccolezza di Macron che, sentendosi emarginato dalla visita di Zelensky a Londra, ne ha organizzata una in fretta e furia, chiamando anche, avendo paura di restare solo, il suo fido cagnolino di Berlino che, se possibile, correndo scodinzolando a Parigi, è riuscito a fare una figura ancora più meschina di quella di Macron, esalta la grandezza della Meloni che, invece di abbozzare, come hanno sempre fatto i presidenti italiani, ha criticato senza ipocrisia Macron, mettendosi automaticamente alla testa di tutte quelle nazioni che mal sopportano l'arroganza francotedesca.

Anche i temi sottolineati (confini, debito, aiuti di stato) cominciano ad essere affrontati da una diversa prospettiva che non sia quella indicata da Parigi e Berlino.

La Meloni, in questo, è facilitata dall'essere anche il Capo dell'unione dei conservatori europei, una coalizione in crescita che può guardare alla pari le principali "famiglie" politiche dei popolari, dei socialisti (svergognati dal Qatargate che si profila sempre di più come un "socialist job" come ebbe a definirlo la Meloni), dei verdi e dei liberali.

A questo si aggiunga la grande esperienza politica che, a soli 46 anni, ha maturato il nostro Presidente del Consiglio che, a differenza di molti suoi recenti predecessori (Draghi, Monti, Conte e lo stesso Berlusconi) ha percorso l'intero cursus honorum politico, dalla militanza di base fino a Palazzo Chigi passando per gli organismi elettivi locali, il parlamento la sua vicepresidenza, lunghi anni di opposizione e persino la creazione di un partito cresciuto, anno dopo anno.

Da ciò discende una forza anche interna che mi ricorda molto quella della Thatcher, i cui oppositori interni furono marginalizzati dall'autorevolezza con la quale la Thatcher sapeva muoversi nei meandri della politica e del suo partito.

Certo, anche a me, ogni tanto, viene la voglia di veder accelerati i tempi per sostituire i vecchi burocrati, per liquidare la dirigenza attuale della rai, ma credo che la prospettiva della Meloni sia quella dei cinque anni e che non ci farà mancare le soddisfazioni, come accaduto con l'elezione del primo vicepresidente non cattocomunista della storia del consiglio superiore della magistratura, cosa che non era mai riuscita a Berlusconi.

Poi ci sono i prezzi da pagare, il primo e più oneroso è il sostegno al comico di Kiev.

E' un prezzo che non vedo come si possa evitare di pagare, anche se sono convinto che la Meloni si renda perfettamente conto che la maggior parte, forse la quasi totalità, dei suoi militanti ed elettori è contro Zelensky (non contro l'Ucraina !), in parte perchè sostengono Putin vedendolo come ultimo baluardo nazionalista e identitario alla deriva morale che ha fatto metastasi nell'Occidente (come si è visto a Sanremo) e in parte perchè, pur essendo neutrali, vedono un danno economico nelle posizioni assunte.

Ma se l'Italia si appresta a guidare la rivolta dell'Europa dei Popoli e delle Nazioni contro l'assolutismo di Francia e Germania, la Meloni non può aprire un altro fronte di rottura con gli Stati Uniti e, quindi, è giocoforza farsi piacere l'invio di armi all'Ucraina.

E se personalmente auspicherei l'uscita dall'Unione del Male, può anche valere la pena provare seriamente a modificare tale unione dall'interno, per trasformarla in quella Europa dei Popoli e delle Nazioni che è sempre stata nel cuore della Destra.

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