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No alla deriva

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22 marzo 2023

Sovranismo calcistico

Ho ascoltato alla radio una sintesi delle risposte del Commissario Tecnico della Nazionale di calcio, Roberto Mancini, ad una delle tante interviste che in questi giorni gli vengono fatte in occasione dell'inizio delle eliminatorie per i prossimi campionati europei che inizieranno domani con il classico Italia-Inghilterra (che guarderò solo se i calciatori italiani non si inginocchieranno rendendo omaggio alle pretese blm, piegandosi alla cancellazione della Cultura e della Storia).

Mi ha colpito e interessato una risposta.

Mancini ha dichiarato che lui era partito con l'intenzione di far giocare in Nazionale solo calciatori nati in Italia, poi ha dovuto forzatamente scegliere anche i cosiddetti "naturalizzati" che, spesso, di italiano non hanno nulla.

Probabilmente a seguito di un'altra domanda, Mancini ha detto che il fatto che ci siano ben sei squadre italiane nei quarti delle coppe europee non fa testo, perchè tutte assieme quelle sei squadre non fanno giocare titolari che sette od otto italiani.

Negli anni sessanta, per rilanciare il calcio nazionale, fu imposto il divieto di acquistare giocatori stranieri.

Ebbero così spazio i Bulgarelli, i Rivera, i Mazzola e poi arrivarono gli Antognoni, i Mancini, i Vialli, i Baggio, i Del Piero.

Poi furono riaperte le frontiere con un giocatore, poi tre, quindi le stalle furono aperte senza limiti e arrivarono autentici brocchi che, però, potevano contare su una nazionalità esotica e molte squadre preferirono far giocare quei brocchi, fumo negli occhi dei tifosi, anzichè dare spazio ai giovani Italiani che, così, si trovano la strada chiusa.

Addirittura adesso persino nelle giovanili si comprano stranieri, soprattutto africani e scandinavi, a quattordici, sedici anni, sperando di fare il colpaccio con una mega plusvalenza.

Non sarebbe una cattiva idea rispolverare i vecchi limiti, magari, per aggirare le norme sulla libera circolazione dei calciatori considerati lavoratori dipendenti, dicendo che ogni società può comprare quanti stranieri vuole, ma in campo, nel Campionato Nazionale, possono essere presenti al massimo in tre contemporaneamente.

In questo modo si obbligherebbero le società a tenere a disposizione un numero adeguato di calciatori italiani, che farebbero esperienza e che potrebbero fornire un nuovo bacino di scelta per una Nazionale composta, come giustamente ambiva Mancini, da giocatori Italiani, tali per ius sanguinis e non per un tratto di penna.

Qualcuno potrebbe obiettare: ma l'Europa, la sentenza Bosman ...

Beh, se cominciamo con il non dare importanza a quello che "dice l'Europa", allora scopriremmo che l'Europa è solo un gigante (e neanche tanto) dai piedi d'argilla.

Se cominciassimo a fare gli interessi dell'Italia e degli Italiani, l'Europa non potrà fare altro che prenderne atto, come ha dovuto fare con il Regno Unito.




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