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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
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02 novembre 2023

I crimini di guerra li decidono sempre i vincitori

Sento continuamente parlare di "crimini di guerra".

Quando la guerra in Ucraina era sulle prime pagine, i duellanti si accusavano reciprocamente di commetterli.

I terroristi palestinesi di Hamas, il 7 ottobre, hanno a tradimento attaccato e assassinato in modo orrendo 1400 civili israeliani, prendendone oltre 200 in ostaggio (vietatissimo) ma, davanti alla reazione di Israele, strillano come verginelle "denunciando" che vengono commessi crimini di guerra a loro danno.

Non ricordo di aver mai visto sul banco degli imputati un politico o un generale della parte vincente, mentre ricordo Norimberga e ricordo Milosevic.

E ricordo che Truman lanciò sul Giappone due bombe atomiche per concludere la guerra senza ulteriori perdite di vite umane, ma la seconda, sganciata dopo soli tre giorni dalla prima, fu del tutto superflua.

Ma Truman non finì a Norimberga, almeno sul banco degli imputati.

Nella fiera di banalità ecumeniche espresse da Bergoglio nell'intervista al tg1, si ripete la solita storia della guerra come sconfitta per tutti, portando l'esempio di uno schiaffo, poi un altro schiaffo di ritorsione e così via.

Ma se una controversia non si risolve pacificamente, da sempre si ricorre alla forza e la guerra, come ha ben descritto Claus Von Clausewitz, è la continuazione della politica con altri mezzi.

E chi scende in guerra vuole vincere, non esiste il catenaccio per strappare uno zero a zero in trasferta.

E per vincere si usano tutti i mezzi disponibili, come noi Italiani abbiamo imparato a nostre spese dai bombardamenti anglo americani del 1943-1945.

Alla fine della guerra, i capi del nemico sconfitto vengono portati in ceppi a Roma (vedi Vercingetorige) e giustiziati, oppure processati e giustiziati (Norimberga), sulla base di una inchiesta svolta dai vincitori, con regole imposte o interpretate dai vincitori e con una giuria composta dai vincitori.

In tali condizioni appare evidente che nessuno voglia perdere.

Io posso inorridire davanti alla decapitazione di civili compiuta da Hamas, così come davanti alle immagini delle distruzioni dei bombradamenti israeliani su Gaza, ma non posso farci nulla se quelle due etnie, da 80 anni, se le suonano di santa ragione senza trovare il benchè minimo accordo.

Ho già citato la nostra esperienza con gli austriaci, con i quali abbiamo trovato un modus vivendi, di reciproca sopportazione, pur non amandoci.

Ho già citato gli Etruschi e i Cartaginesi, cancellati dalla Storia e spazzati via da Roma che voleva, definitivamente risolvere un problema ricorrente.

Quelle sono le due strade che si aprono per Israele e i palestinesi (e anche per Russia e Ucraina), ma sono loro a doverle scegliere e percorrere, noi non c'entriamo se non per le conseguenze negative che dobbiamo sopportare e contenere della loro guerra.

E sarebbe meglio abolire l'onu la cui dannosità ormai è conclamata, tanto quanto la faziosità del suo segretario generale.


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