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No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

28 novembre 2023

A volte l'Europa ha ragione (ma per motivi sbagliati)

Altro giorno, altro numero de La Verità contenente articoli pregevoli che danno concretezza al sentimento e alle sensazioni di molti, se non tutti, nel Centro Destra.

Da Belpietro che prende spunto dalle dichiarazioni di Pupo e Gratteri per mettere nero su bianco la denuncia sulle interferenze degli ultimi presidenti della repubblica nella vita quotidiana, persino arrogandosi il diritto a decidere al posto degli Italiani, alla Loi che, per chi vuole continuare a farsi il sangue amaro con le vicende covid/vaccini, scrive un nuovo, documentato articolo sulle valutazioni di idoneità del vaccino che ci fu proposto.

Per arrivare al top di sempre, con Veneziani che ci informa sul nuovo populismo delle femministe che perennemente recitano il ruolo di aggressive,  vittime rabbiose e Boni Castellane che conferma, articolandolo in modo elegante come sempre, quello che abbiamo da tempo capito: la sinistra, persa ogni idealità, ogni valore, è ridotta all'odio verso il nemico (cioè verso tutti gli altri che producono e amano l'Italia) come unico collante.

Ma tra tutti, scelgo di criticare l'articolo di Claudio Antonelli che, dando notizia del decreto sulla sovranità energetica, contesta il fatto che manchi la proroga del regime di servizio tutelato gas e luce.

Contesto la contestazione.

Per una volta nella sua vita (che spero ancora breve) l'Europa di Bruxelles ne ha fatta e detta una giusta: va liberalizzato il mercato, anche quello dell'energia.

Poi sappiamo che il liberismo dell'Europa finisce con l'enunciazione del principio, salvo poi pretendere di regolamentare sovieticamente tutto con le sue direttive dirigiste e fallimentari.

Ma il principio è corretto, anche se è una seccatura immane cui mi sono già sottoposto per il gas (la liberalizzazione avverrà il 10 gennaio 2024) e, passato l'anno, dovrò ugualmente fare per la luce (liberalizzazione dal 1° aprile 2024).

Certo, anch'io ho cercato e cerco di sfruttare fino all'ultimo il più vantaggioso regime tutelato, ma il regime tutelato non è altro che una forma di calmiere statale, che comporta un onere per lo stato, beneficiando alcuni, utilizzando le tasse di tutti.

A mio avviso è giusto che ognuno paghi per quello che consuma e non per quello che consumano altri, del resto viene mantenuta una (giusta) riserva per i cosiddetti "vulnerabili" (maggiori di 75 anni, disabili e altre figure ben descritte nelle ultime bollette), abbiamo impiegato ben quattro anni di proroghe prima di arrivare alla parola fine (e nessuno quindi può dire di essere all'oscuro della questione) e non rimarremmo comunque senza gas e luce visto che, chi non sceglie, verrà inserito in un contratto placet, meno vantaggioso del più vantaggioso offerto dalle compagnie.

Quanto al secondo aspetto della critica di Antonelli, posso condividere il timore che la liberalizzazione delle concessioni idroelettriche possa far finire nelle mani di società straniere tali fonti, ma non possiamo fare i liberali quando ci fa comodo e gli statalisti quando si ha paura di affrontare il mare aperto del Libero Mercato.

Antonelli fa un torto agli operatori italiani pensando che possano farsi mettere i piedi in testa dalle società straniere e non considera che, per l'appunto, sono concessioni che, in caso di emergenza, un governo potrebbe immediatamente revocare (poi lasciare ai tempi lunghi dei tribunali tutte le cause di risarcimento).

Del resto lo stesso Antonelli fa capire che per evitare una simile liberalizzazione ci sarebbero voluti "ingenti investimenti", suppongo statali, ma non dice dove prendere quei soldi che non abbiamo.

Quindi si percorra, coerentemente, la strada della svolta liberale in economia, dando fiducia alle nostre aziende e alla capacità di questo Governo di vigilare sull'interese nazionale nel rispetto di una politica di bilancio che cominci a ridurre il mostruoso debito da 2800 miliardi, un migliaio dei quali derivanti dai governi a guida cattocomunista, da Monti (2011) a Draghi (2022). 

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