
Piccoli ossicini buttati ai sindacati e alla sinistra estrema, per nascondere l’incapacità di mantenere anche la promessa di eliminare lo “scalone” Maroni.
Era un punto del programma della sinistra e qui i massimalisti hanno pienamente ragione.
Prodi ci ha tartassato, ha beneficiato anche dell’azione di risanamento del Governo Berlusconi, potendo così contare su un cospicuo “tesoretto”, a differenza del Centro Destra che si trovò un buco non dichiarato di 40 miliardi di euro.
Eppure non riesce a mantenere neppure – tra le altre – la promessa che aveva fatto alle truppe sindacali, quelle che, negli anni del buon Governo del Centro Destra, hanno in tutti modi sabotato il risanamento dell’economia nazionale con milioni di ore di scioperi politici che ci hanno sottratto preziosi punti di PIL.
I sindacati e la sinistra estrema hanno perfettamente ragione nel richiedere l’abolizione, tout court dello “scalone”.
Non sanno però dire come fare a compensare il maggior esborso per le casse dello stato.
Ciononostante sono francamente più dalla loro parte che da quella delle alchimie di Tps e dei ragionieri di Prodi.
Le ragioni sono presto dette.
In primo luogo ritengo che si debba rifiutare ogni intromissione dell’europa nella nostra politica interna ed economica e, quindi, l’abolizione tout court dello “scalone”, inviso a Bruxelles, diventa “cosa buona e giusta” proprio per tale motivo.
In secondo luogo perché le alchimie contabili proposte, ci porterebbero esattamente allo stesso punto in cui ci porterebbe la Riforma Maroni (pensione a 62 anni con 35 di anzianità nel 2014) ma con il dubbio vantaggio di costarci molto di più (per le tasse che dovremo pagare a compensazione dei maggiori esborsi statali) e pensioni molto più basse (per effetto della svalutazione dei coefficienti), il tutto per consentire ad uno spicchio di popolazione di poter andare in pensione a 58 anni nel 2008.
In queste condizioni Prodi ha preferito non decidere.
In futuro si vedrà e magari non toccherà neppure a lui.
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Era un punto del programma della sinistra e qui i massimalisti hanno pienamente ragione.
Prodi ci ha tartassato, ha beneficiato anche dell’azione di risanamento del Governo Berlusconi, potendo così contare su un cospicuo “tesoretto”, a differenza del Centro Destra che si trovò un buco non dichiarato di 40 miliardi di euro.
Eppure non riesce a mantenere neppure – tra le altre – la promessa che aveva fatto alle truppe sindacali, quelle che, negli anni del buon Governo del Centro Destra, hanno in tutti modi sabotato il risanamento dell’economia nazionale con milioni di ore di scioperi politici che ci hanno sottratto preziosi punti di PIL.
I sindacati e la sinistra estrema hanno perfettamente ragione nel richiedere l’abolizione, tout court dello “scalone”.
Non sanno però dire come fare a compensare il maggior esborso per le casse dello stato.
Ciononostante sono francamente più dalla loro parte che da quella delle alchimie di Tps e dei ragionieri di Prodi.
Le ragioni sono presto dette.
In primo luogo ritengo che si debba rifiutare ogni intromissione dell’europa nella nostra politica interna ed economica e, quindi, l’abolizione tout court dello “scalone”, inviso a Bruxelles, diventa “cosa buona e giusta” proprio per tale motivo.
In secondo luogo perché le alchimie contabili proposte, ci porterebbero esattamente allo stesso punto in cui ci porterebbe la Riforma Maroni (pensione a 62 anni con 35 di anzianità nel 2014) ma con il dubbio vantaggio di costarci molto di più (per le tasse che dovremo pagare a compensazione dei maggiori esborsi statali) e pensioni molto più basse (per effetto della svalutazione dei coefficienti), il tutto per consentire ad uno spicchio di popolazione di poter andare in pensione a 58 anni nel 2008.
In queste condizioni Prodi ha preferito non decidere.
In futuro si vedrà e magari non toccherà neppure a lui.
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