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No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

06 dicembre 2020

Che squallore il giornalismo italiano !

Con qualche eccezione (a me viene in mente una lista breve di una dozzina di giornalisti come Mario Giordano, Nicola Porro, Maurizio Belpietro, Azzurra Barbuto, Annalisa Chirico, Maria Giovanna Maglie, Francesco Borgonuovo, Daniele Capezzone, Paolo Del Debbio, Franco Bechis, Vittorio Feltri e Marcello Veneziani che considero molto più di un semplice giornalista, ma sicuramente ve ne sono anche altri, per fortuna) mi sembrano tutti imbalsamati e sono la caricatura di un personaggio brevemente apparso (forse poi censurato per la satira che esprimeva contro i giornalisti) in Striscia la Notizia una ventina di anni fa: il dottor Linguetta.

Compro e leggo  sempre più a fatica Il Resto del Carlino, unicamente per la cronaca di Bologna, perchè se dovessi basarmi sui suoi editoriali, soprattutto di Bruno Vespa al sabato e Michele Brambilla, il direttore, alla domenica, lo avrei già abbandonato da un pezzo.

Purtroppo gli altri quotidiani con cronaca di Bologna (Corriere e Repubblica) sono, anche se non appare possibile, ancora peggio e i loro direttori (Fontana e Molinari) quando vengono intervistati in televisione mi appaiono come i parrucconi dell'Ancien Regime sempre proni e pronti a difendere le scelte, anche quelle più scellerate (e sono tante) del governo al quale i loro editori hanno conferito fiducia per chissà quali motivi che non possono certo essere quelli esposti in articoli di sostegno faticosamente costruiti.

Non parliamo poi di telegiornalisti come Mentana e la Gruber e qualcun altro di cui non ricordo il nome che rappresentano la quintessenza della faziosità, con una rappresentazione della cronaca inquinata dalle loro convinzioni ideologiche.

Nel nome della "libertà di stampa", difendono i contributi statali (cioè pagati anche da me che sono mille parsec lontano dalle loro idee) alla stampa e pretenderebbero di imporre il bavaglio sulla Rete.

Io credo che una vera stampa libera non debba essere beneficiaria di fondi pubblici: neppure un centesimo.

E' libera se deve la sua sopravvivenza al Mercato, cioè ai lettori che, giudicando veritiere le cronache e condividendone le opinioni espresse, comprano il giornale o guardano la trasmissione richiamando l'acquisto di spazi pubblicitari.

Oppure sia chiaro chi è che paga, cioè l'editore che copre le perdite per un numero insufficiente di copie vendute.

E venga abolito "l'ordine".

Chi ha qualcosa da dire, scriva, editi un giornale, una televisione, un sito internet, senza censure, senza timbri dello stato, senza necessità di permessi e autorizzazioni, bolli o certificazioni.

Solo così potremo pensare di avere una informazione libera e pluralista e, magari, leggere e ascoltare interventi che non facciano venire il latte alle ginocchia tanto sono melensi e inutili.


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