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13 marzo 2022

Quel fenomeno di Draghi

Nelle commedie della classicità il Deus ex machina, colui che interveniva dall'Olimpo per sistemare le cose, arrivava alla fine.

Con Draghi, invece, i media italiani hanno annunciato l'arrivo del Salvatore della Patria, un geniale banchiere centrale, una figura che "tutto il mondo ci invidia", prima ancora che dimostrasse di essere in grado di gestire l'interesse Nazionale.

E' stato un errore, uguale a quello che portò ad attribuire il premio Nobel per la pace ad Obama, prima ancora che entrasse in carica, per il solo fatto che era un negro.

Difatti la presidenza di Obama fu costellata di bombardamenti, colpi di stato e immensi danni come la destabilizzazione della Libia seguita alla defenestrazione di Gheddafi.

Oggi Draghi vivacchia, sempre incensato dai media italiani, ma di quella figura che "tutto il mondo ci invidia" non si ricorda nessuno ... all'estero.

Come per Obama, dobbiamo registrare solo danni.

La politica liberticida con la scusa del virus cinese, con il suo green pass con il quale, a suo dire, gli italiani avrebbero avuto "la garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose" (a proposito: sul sito www.bastagreenpass.it raccolta di firma organizzata da Fratelli d'Italia) i giudizi supponenti su Erdogan (e poi non chiediamoci dove Di Maio tragga ispirazione per definire Putin "un animale" e altre amenità sulla stessa linea), gli ultra cinquantenni non vaccinati esclusi da stipendio e lavoro.

E ancora, l'aumento dell'inflazione e la corrispondente erosione di redditi e risparmi, le tasse che non calano e che, anzi, aumenteranno con la riforma del catasto che colpisce la proprietà anche quella, come le case non locate ed a disposizione dei proprietari, che non fornisce reddito e anche perchè dovremo restituire, con gli interessi, i prestiti dell'Unione del Male (il famigerato pnrr utilizzato da tutti gli altri stati, ma solo nei limiti delle erogazioni da non restituire, sostanzialmente pari a quanto si versa).

Infine la totale sudditanza e assenza di iniziativa autonoma sulla crisi Ucraina, tanto che leggiamo di vertici tra Biden, Johnson, Macron e Schiolze e poi ancora di un colloquio a tre tra Putin, Macron e Scholze, ma di Draghi nessuna notizia.

Arriviamo al punto da essere surclassati dal "dittatore" Erdogan che si è fatto promotore di un vertice tra ministri degli esteri e dal primo ministro israeliano Bennet con Putin che ha manifestato disponibilità per colloqui a Gerusalemme.

Mentre la sede migliore sarebbe stata Roma, se solo ci fosse stato un presidente del consiglio all'altezza di mantenere l'Italia equidistante tra i belligeranti e con una sua politica estera autonoma, come ha insegnato Andreotti e come emerse in concreto nel 2002 a Pratica di Mare quando Berlusconi riunì Putin e Bush, con una stretta di mano epocale.

Oggi Draghi quando non tace si limita a ripetere la velina fornitagli da Biden, anche se, comunque, sempre meglio tacere che parlare, troppo ed a sproposito, come Di Maio.

Per questo prima tornerà a fare il nonno (e non della repubblica), meglio sarà per tutti.


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