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26 marzo 2022

L'Italia di Draghi come quella di Mancini

Li ricordo i megafoni di regime che, ancora oggi, insistono per definirsi "giornalisti" anche se passano solo le veline del potere.

Ricordo come titolarono nell'estate del 2021, quando l'Italia vinse l'europeo di calcio e piovvero improvvise le medaglie olimpiche.

Una continua esaltazione dello spirito che Draghi avrebbe infuso, che non credo si fosse registrata neppure nel 1934 e nel 1938 quando l'Italia di Mussolini vinse due campionati del mondo di calcio consecutivi.

E tutti noi vediamo come i megafoni di regime oggi cerchino di gettare la croce solo su Mancini e Gravina, salvando il soldato Draghi da quello stesso paragone di cui loro avevano abusato solo otto mesi fa.

Ma l'Italia di Draghi sta facendo la stessa fine di quella di Mancini.

Una brutta fine.

E se in campo calcistico le responsabilità del CT sono marginali perchè ha dovuto adattarsi ad un sistema che, complice l'Unione del Male, impone l'apertura delle frontiere e dei campionati ai giocatori stranieri, nella amministrazione dello stato le responsabilità di Draghi e di Mattarella sono totali, avendo loro, scientemente, consapevolmente, spudoratamente, sposato l'Unione del Male e volendo stolidamente adattare la nostra azione a quanto impongono le direttive europee, emanate da Bruxelles, ma scritte a Berlino e Parigi.

Le scelte che Draghi sta compiendo in campo economico e internazionale (lasciamo perdere quello sanitario che ormai è diventato un buco nero) sono tutte contrarie all'interesse Nazionale, per sostenere una politica che non ci porta nulla di buono.

Con tutto il rispetto per la sofferenza degli ucraini, Kiev non vale la rinuncia al riscaldamento per il prossimo inverno, la scarsità dei beni alimentari o il crollo della nostra economia perchè le fabbriche sono costrette a chiudere per i costi proibitivi delle materie prime e per le sanzioni boomerang imposte alla Russia.

Kiev non vale l'esproprio dei nostri redditi e dei nostri risparmi che andranno dispersi dall'inflazione galoppante e dalle spese che dovremo sostenere per acquistare beni di prima necessità.

Ed è triste pensare che, se l'Occidente, per interessi che non sono nostri, non avesse riempito di armi e rifornimenti l'Ucraina, oggi le "operazioni speciali" russe sarebbero già terminate e tutti potremmo ragionare con più tranquillità sul nostro futuro.


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