Ho appena appreso la notizia della morte di Antonio Martino, a soli 79 anni.
Nella seconda metà degli anni novanta e primi del duemila, ebbe ruoli importanti come ministro degli esteri e della difesa nei primi governi Berlusconi e fu coerentemente liberale, anche nella vicenda del virus cinese, contestando la natura stessa ed il principio del green pass e affermando più volte che se uno voleva vaccinarsi, si vaccinasse e chi non voleva vaccinarsi non si vaccinasse, senza che, nessuna delle due scelte, dovesse essere oggetto di sanzioni, limitazioni o dileggio.
Sarebbe stato un ottimo presidente della repubblica, nel solco di Luigi Einaudi, altro grande e autentico liberale e forse nell'ambiente politico si sapeva di qualche problema di salute, tanto che non ho mai letto il suo nome tra quelli papabili.
Non sempre ho condiviso le sue battaglie, soprattutto quelle che lo hanno avvicinato alla sinistra sul riconoscimento di alcune tendenze di una parte della società, ma il suo argomentare è sempre stato scevro da quel fanatismo che oggi vediamo nelle trasmissioni radio televisive e leggiamo nei giornali e nei social, con invasati che si schierano pro o contro il vaccino, pro o contro Putin.
Una persona perbene.
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