I cattocomunisti ululano come cani ai quali si è pestata la coda (una volta, prima del "politicamente corretto" si sarebbe potuto scrivere "come checche isteriche", ma oggi non si può più ...) su ogni aspetto della prima manovra di Destra del Governo Meloni.
Il loro animo inquisitorio e stalinista, che vorrebbe controllare anche i movimenti di uno spillo per limitare la Libertà dei cittadini, li ha portati a stracciarsi le vesti per l'aumento del tetto all'uso del contante fino a cinquemila euro, salvo poi dover prendere atto che la loro amata Unione del Male ha fissato il tetto a diecimila euro, il doppio.
Poi si sono scagliati contro la revoca delle sanzioni agli esercenti che, fino alla irrisoria cifra di sessanta euro, non accettano il pagamento con carte private, giocando sulla "Libertà" di pagamento, concesso ai consumatori, ma sottratto agli esercenti.
Non parliamo del reddito di cittadinanza che, nonostante tutti i casi emersi di truffa e di erogazione a terroristi e criminali comuni, sembra essere diventato, anche per i cattocomunisti oltre che per i grillini, una preziosa reliquia per cui diventa blasfemo anche solo il pensiero di toccarla.
Adesso è il turno dell'ennesimo bonus, quello che fu erogato da Renzi e chiamato "bonus cultura per i giovani", cioè un importo che i giovani potevano spendere per l'acquisto di libri, ma anche per il cinema, musica etc.
Addirittura Renzi minaccia ostruzionismo e sarebbe ora che la Meloni decidesse di tagliare la testa al toro e non voler essere troppo generosa concedendo i tempi di discussione in parlamento, ma agisse come hanno fatto i suoi predecessori cattocomunisti fino a Draghi compreso che ne ha anche abusato, di chiudere ogni discussione ponendo la fiducia.
Ma quel che vorrei oggi evidenziare è come si accumula il debito pubblico.
Negli ultimi undici anni, i cattocomunisti, che avrebbero dovuto mettere in ordine i conti dello stato, hanno portato invece il debito pubblico dai 1800 miliardi del governo Berlusconi del 2011, agli attuali 2800 miliardi.
Il tutto perchè, lungi dal tagliare le spese come farebbe ogni famiglia le cui uscite fossero superiori alle entrate, ha aumentato le spese per accontentare o comunque per lisciare per il verso giusto questa o quella clientela (i "giovani" nel caso specifico, ma anche nani e ballerine, stampa di regime, elettori con una gran voglia di passare direttamente dal reddito di cittadinanza alla pensione, dipendenti pubblici ...).
Ad ognuno un bonus, un aumento anche se la produttività, in qualsiasi azienda privata, avrebbe portato non ad aumenti delle retribuzioni ma a contratti di solidarietà o licenziamenti, il tutto "coperto" da fantasiose voci di copertura per recupero dell'evasione (mai realizzata anche se hanno vessato i cittadini con i limiti per contanti e obbligo di spendere in commissioni per l'uso di carte private) e aumento di tasse e imposte.
La Meloni, con la sua manovra che tocca il reddito di cittadinanza, ma anche voci come il bonus Renzi asseritamente destinato ai giovani, ci sta dimostrando quanto sia facile farsi belli con i soli altrui, elargendo a destra e a manca (più a manca, per la verità), ma quante resistenze ci siano quando si vuol razionalizzare e contenere la spesa pubblica, togliendo qualcosa, una frazione di quello che si ha, a qualcuno.
E' comprensibile che quando si vuole togliere qualcosa a qualcuno, quel qualcuno se ne abbia a male, ma questa non è responsabilità di chi toglie, ma di chi ha dato senza criterio.
Che senso ha, nel 2022, che si finanzino quotidiani, film, teatri, spettacoli musicali ?
Se un prodotto (cartaceo, televisivo, musicale, teatrale) fosse valido verrebbe acquistato o visto, a pagamento, dal pubblico, guadagnando, se invece quel prodotto è un bidone utile solo a compiacere pochi, beh allora o quei pochi lo pagano di tasca loro oppure chiuda, ma perchè dobbiamo pagarlo tutti noi ?
E la cultura ai giovani non viene già fornita dalla scuola e dall'università ?
E il tutto si aggiunga all'esosità di tutto un circolo richiedenti contributi che da un lato pronunciano discorsi strappalacrime evidenziando la loro immensa bontà nel dare rifugio o salvare dal mare i clandestini, poi battono cassa per avere un tot per clandestino assistito o scaricano quel che raccolgono in uno dei nostri porti (anche con la complicità del Governo e mi auguro che ci sia una strategia dietro l'accesso di ieri di ben tre navi ong che, invece, avrei sperato fossero tenute ben al di fuori dalle nostre acque territoriali).
E allora, basta con i bonus, le rottamazioni, le erogazioni a fondo perduto, i contributi alle cooperative cosiddette sociali (se uno vuole fare beneficenza per diventare "santo subito", spenda del suo, non del mio !).
A fronte di un taglio della spesa pubblica, però, deve essere lasciato più denaro nelle tasche degli Italiani, perchè ognuno di noi possa spendere come e dove vuole.
Se uno vuole spendere del suo in volontariato a favore dei clandestini, lo faccia, ma senza il mio contributo.
E per avere più denaro in tasca per spenderlo mirato alle nostre specifiche esigenze, l'unica strada è una riduzione sensibile delle tasse e delle imposte.
Basta tasse sui risparmi, che sono cioè gli investimenti che si fanno con il poco denaro che ci rimane dopo il taglieggiamento del nostro reddito operato dal fisco.
Basta tasse sulla casa, che sia la prima, la seconda o la centesima, perchè la casa è un costo se uno la tiene a disposizione per se stesso e la famiglia e la tassazione, eventualmente, dovrebbe colpire, come già comunque colpisce, unicamente il reddito da eventuale locazione.
Basta bonus a pioggia.
Invece di fare la guerra degli invidiosi per ostacolare la flat tax agli autonomi, si faccia la battaglia per estenderla a tutti.
Non l'abolizione, ma la revisione del reddito di cittadinanza e il diverso uso del bonu Renzi cosiddetto per i giovani, sono solo due, pallidi tentativi per cercare di raddrizzare la barca del debito pubblico italiano, appesantito da undici anni di elargizioni, rottamazioni e bonus, tutti da rivedere.
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