La manovra si avvia ad essere approvata, smentendo tutta la propaganda cattocomunista veicolata da stampa, radio e televisioni asservite ad editori collusi con la consorteria globale affaristico finanziaria o occupati da schiere di propagandisti militanti anche se il servizio sarebbe formalmente pubblico.
Soprattutto negli ultimi giorni abbiamo visto accumularsi una serie di starnazzamenti (dalla ricetta elettronica allo spid) finalizzati unicamente a urlare un allarme inesistente e, purtroppo, veicolate non tanto da giornali, radio e televisioni private che per me possono fare e dire quello che vogliono perchè le conseguenze le pagano con i soldi dell'editore, quanto dalla Rai nei suoi radio e telegiornali, nonchè nelle trasmissioni cosiddette "di servizio".
E' una stortura che va avanti da anni e che vede un ente pubblico, pagato con i nostri soldi, due volte, con il canone e con le tasse visto che è lo stato a ripianare i debiti, che fa propaganda di parte con la pletora dei suoi dipendenti, quasi tutti schierati a senso unico.
Quando al governo ci sono i cattocomunisti è un continuo inno al governo, quando al governo c'è il Centro Destra, è una continua critica sempre fondata solo sulle veline del pd.
E' ora di finirla.
La manovra, di cui scriverò quando sarà definitivamente approvata, ha contenuto l'aumento del debito pubblico ben più di quel che fece il genio di Francoforte che ci ha portato guerra, inflazione e crisi energetica, ma ancora non basta.
Lo stato spende troppo per occuparsi di troppe questioni che uno stato liberale deve lasciare al Mercato.
L'informazione è una di queste.
Il Governo Meloni, passata la sbornia parlamentare sulla manovra, deve intervenire sull'informazione, azzerando ogni contributo alla stampa e mettendo mano alla Rai o nel senso (e sarebbe la cosa migliore) della sua completa privatizzazione, oppure nel senso di un forte dimagrimento della struttura, per fornire informazione e non fare propaganda, con regole ben precise sui tempi e i modi di intervento delle parti e di conduzione di radio, tele giornali e trasmissioni varie.
I giornali devono vivere se hanno i lettori che portano anche pubblicità.
Se i cittadini non comprano i giornali, non vedo perchè dobbiamo noi cittadini pagare laute remunerazioni a "giornalisti" con i contributi statali, soprattutto quando poi quelli pensano di poter dire e scrivere quello che pare a loro, anche danneggiando e offendendo le idee di quei cittadini che hanno idee diverse ma sono ugualmente costretti, tramite le loro tasse, a mantenerli.
La Rai non deve sfuggire a questa regola.
Entri sul Mercato e si regga su spettatori e pubblicità.
E se non ha sufficiente ascolto, chiuda.
Non possiamo mantenere migliaia di persone, quando ci sono emittenti che, con molto meno, adottano criteri fondati su un bilancio sano e in utile.
Se i "giornalisti" sono così convinti che le loro opinioni siano oro colato da diffondere tra noi ignorantoni del Popolo, allora ci mettano del loro, finanzino la loro televisione e vediamo dove arriveranno.
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