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27 gennaio 2023

Stipendi differenziati dal costo della vita

Durante la prima repubblica, era diventata un'amara barzelletta l'assunzione di postini palermitani (o in genere del Sud) per posti a Milano (o al Nord) che, dopo pochi mesi, chiedevano e ottenevano (grazie ad un ministero saldamente nelle mani di ministri democristiani siciliani) di essere trasferiti a casa, per i motivi più disparati, tra i quali l'onerosità delle permanenza nel Nord.

In tal modo nel Nord c'era una endemica carenza di organico, mentre nel Sud esubero di personale che non si poteva licenziare.

Quel che accadeva in modo strutturale per i postini è sempre accaduto nella prima repubblica (e anche dopo) in tutti i settori del pubblico impiego, dove i dipendenti cercavano prima l'assunzione e poi il modo per capitalizzare al massimo un posto dal quale non potevano essere rimossi.

Da sempre, il costo della vita al Nord è maggiore che al Sud e  retribuire con il medesimo stipendio chi lavora al Nord e chi lavora al Sud, chi vive al Nord e chi vive al Sud, comporta una disparità verso chi è al Nord, rendendo quel posto di lavoro meno ambito.

Una soluzione sarebbe quella di riservare i posti della pubblica amministrazione solo ai residenti, ma, quando fu tentata dalla prima Lega di Bossi al governo con Berlusconi, ci fu la sollevazione di magistratura e corte costituzionale.

L'altra soluzione riemerge ogni tanto e, oggi, pare che sia stato il Ministro dell'Istruzione e del Merito Valditara ad accennarne: stipendi differenziati in base al costo della vita.

A me pare una soluzione ragionevole, perchè l'insegnante (ma anche l'infermiere, l'impiegato del catasto, del tribunale) che risiede al Nord deve avere la possibilità di comprare, ad esempio, lo stesso appartamento, per dimensioni e classe, che può comprare il suo collega al Sud, risparmiando la stessa cifra sullo stipendio.

La soluzione potrebbe essere trovata in un contratto pubblico in cui ad una parte fissa, uguale per tutti, si aggiungessero delle "indennità di sede", basate sul costo della vita, che verrebbero articolate su base provinciale e verrebbero revocate, diminuite, aumentate in base alla sede in cui, di volta in volta, il dipendente pubblico, scegliendo anche di risiedervi, fosse destinato e in proporzione al giorni di permanenza.

La proposta è talmente logica, giusta e funzionale al miglioramento della pubblica amministrazione, che ha ovviamente ottenuto l'opposizione della sinistra e della trimurti sindacale.

I cattocomunisti, infatti, si distinguono sempre per la quotidiana marchetta finalizzata a danneggiare l'Italia e gli Italiani.


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