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02 gennaio 2023

L'Era Meloni

Passate le urgenze, affrontate con piglio da bersagliere in soli due mesi, passati i provvedimenti sull'energia che, da soli, si sono mangiati i due terzi della manovra, approvata la manovra economica con qualche soddisfazione per gli Elettori del Centro Destra ma, per lo più, con scelte obbligate, assunti un paio di provvedimenti che caratterizzano da subito l'essenza politica del Governo, inizia oggi la vera Era Meloni.

Perchè è sul passo lungo che dovremo valutare quante delle aspettative accese dal risultato del 25 settembre saranno confermate e a quante dovremo rinunciare.

E non sono tutte questioni che avranno facile consumo giornalistico come il contrasto all'immigrazione clandestina, alle ong o la politica fiscale e pensionistica, ci sono anche questioni che avranno qualche editoriale, ma saranno per lo più accantonate in pagine interne, specialistiche.

Come la nomina di una settantina di amministratori di società pubbliche o partecipate.

Eni, Enel, Leonardo, Monte dei Paschi, sono solo alcuni nomi, i primi, che mi vengono in mente e già si capisce quanta rilevanza possa avere per il Governo Meloni riuscire ad avere la dirigenza delle aziende pubbliche allineata con lo spirito che la Meloni vuole imprimere al suo Governo.

Le nomine rappresentano l'unica occasione di un vago spoil system, non previsto nel nostro sistema (purtroppo) e possono porre le basi per una crescita del Centro Destra in territori solitamente ostili.

Perchè è ormai sotto gli occhi di tutti che i mondi dell'economia, della finanza, dello spettacolo e praticamente tutti i settori pubblici, sono le roccaforti del consenso cattocomunista, per i privilegi, gli automatismi di carriera, le garanzie sul posto e del posto di lavoro, la possibilità di spendere prelevando non dai propri portafogli, ma mungendo quella generosa vacca che è lo stato, alimentato dalle nostre tasse.

Il Centro Destra vince le elezioni perchè la maggioranza della popolazione lo vota in base a scelte ideali, in adesione ad un progetto sociale e civile che, però, trova ostili i parrucconi, i sepolcri imbiancati che, con il sistema vigente, hanno trovato le proprie gratificazioni e la propria scalata sociale ed economica.

Darei per scontato che alcuni dei dirigenti che vanno a scadenza abbiano già cambiato la camicia, togliendosi quella rossa e indossando quella blu, azzurra o verde, cercando nuovi padrini e cercando di conseguire attestati "ante marcia".

E' sempre stato così e sarà sempre così e, forse, tra quelli ci sarà anche qualcuno di valore, il cui contributo, con qualsiasi governo, sarebbe utile in quel determinato settore di competenza.

Ma la Meloni non può, semplicemente, mescolare le carte con un semplice giro di poltrone, la Meloni può e deve impostare un lavoro di lunga prospettiva che faccia emergere nomi nuovi, non collusi con i governi degli ultimi undici anni, una parte dei quali, diamo per scontato, al cambio di governo, cambierà anche la camicia, ma con altri che manterranno una coerenza ideale e politica e che formeranno quindi quella classe dirigente in campo economico, finanziario, culturale, sindacale che si formerà con il Centro Destra di governo.

L'Era Meloni sarà giudicata anche da come e quanto avrà saputo crescere una nuova Italia dell'economia pubblica e della informazione.

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