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14 agosto 2023

Finalmente fanno lavorare il Cnel

Pur essendo totalmente contrario all'idea del salario minimo, così come sono concettualmente contrario ad ogni intervento dello stato nell'economia perchè credo che sia il Mercato a dover regolare e bilanciare esigenze e rapporti di forza, approvo la scelta della Meloni di coinvolgere il Cnel nella questione.

La proposta dei cattocomunisti è strumentale e priva di una reale consistenza, inoltre rischia di aumentare la voragine del debito pubblico, aprendo un nuovo capitolo di spesa da cui difficilmente tornare indietro.

Se, poi, il salario minimo fosse una esigenza così sentita, allora c'è da domandarsi perchè, in undici anni di governo, i cattocomunisti che hanno fatto il bello e, soprattutto, il brutto, non abbiano provveduto a definirne i termini.

Ma che i nostri salari (e le pensioni) siano bassi è vero e ciò si sente tanto più da quando, con l'improvvida scelta di entrare nell'euro abbandonando la nostra Lira, abbiamo visto lievitare i prezzi che tendono ad uniformarsi a quelli di tutti gli stati aderenti all'euro, per la maggior parte dei quali con retribuzioni superiore alle nostre.

La Meloni ha avuto gioco facile nel surclassare i latrati dei cattocomunisti ricordando che mentre i salari di Germania e Francia sono aumentati di circa il 20%, i nostri si sono ridotti di circa l'1% e tale tendenza non è certo responsabilità di un governo di Centro Destra in carica da fine ottobre 2022, dopo undici anni di governi cattocomunisti (con l'eccezione di un anno in cui, peraltro, la Lega ha dovuto far buon viso al reddito di cittadinanza voluto dal principale azionista di governo, il movimento di Grillo e Conte).

La strada maestra è quindi quella, che sta già dando qualche risultato, di aumentare produttività e occupazione, per fare da volano ad un aumento del pil e quindi ad una economica che, in crescita, trainerebbe anche i salari.

Non è peraltro da trascurare l'aspetto solidaristico, di persone, che spesso sono le uniche a sostenere una famiglia, che perdono il posto di lavoro (come rischia di accadere ai 350 lavoratori della Perla) e verso i quali lo stato, cioè tutti noi, ha un dovere di solidarietà mettendo in campo gli strumenti più opportuni per accompagnarli in quello che deve essere un momentaneo momento di disoccupazione.

E già lì ci sarebbe da rivedere e unificare una miriade di istituti, che creano solo burocrazia, confusione e spesa amministrativa.

Ma il salario minimo vuole essere indirizzato a chi il lavore già lo ha, ma percepisce una retribuzione considerata troppo bassa.

I problemi sono molteplici (la violazione delle regole della contrattazione di Mercato, il rischio di far abbassare le retribuzioni più alte con la scusa di adeguarsi ad un dispositivo di legge, l'intromissione nei rapporti privati tra datore e prestatore di lavoro, l'apertura di un nuovo capito di spesa che aumenterebbe il debito pubblico) e per questo una legge non può essere fatta improvvisando, tanto per battere un colpo.

Ed è quello che la Meloni ha cercato di far capire alla Schlein, a Conte, a Fratoielli e Calenda, ma dubito abbia avuto fortuna.

Infatti viene criticata la scelta di coinvolgere il Cnel, uno di quegli enti "inutili" che si voleva cancellare, ma che ancora esiste e il suo coinvolgimento è, finalmente, un qualcosa che rientra nei suoi compiti.

La presenza delle parti sociali e di consiglieri nominati dalle varie espressioni della nostra società, rende il Cnel un organismo consultivo che può e deve fornire ed elaborare a richiesta proposte e soluzioni a problemi che concernono il lavoro.

Tenendo conto ed avendo ben presente quelle che sono le esigenze e le necessità.

In teoria, quindi, il Cnel dovrebbe fornire quella proposta terza che, scevra da ogni intendimento propagandistico, dovrebbe indicare la soluzione più equa ad un problema reale, nella fattispecie alcuni salari troppo bassi.

Credo sia proprio per questa funzione terza, non di propaganda, che la scelta non è stata bene accolta dalla sinistra che, invece, ha solo interesse a berciare slogan per minare l'azione di Governo, a prescindere dalle reali conseguenze per gli Italiani.

L'unica perplessità che ho è nel presidente del Cnel, Renato Brunetta, già ministro di Draghi, ex berlusconiano, ex socialista, noto per il suo, spesso imbarazzante, attivismo.

Il timore è che colga l'occasione per avere visibilità e fare la ruota, in una sorta di rivalsa per la sua esclusione dal parlamento attuale e che, per gonfiare il petto, faccia una proposta che, da buon socialista, prevederebbe una consistente spesa pubblica, allargando la voragine del debito pubblico.

A parte ciò, finalmente viene chiamato a lavorare in modo pertinente il Cnel.

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