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28 agosto 2023

Sul calcio, la Nazionale e Mancini

Il giorno dopo la ufficializzazione della nomina di Roberto Mancini a commissario tecnico della nazionale dell'Arabia Saudita, apro una breve parentesi calcistica.

I titoli dei giornali passati in rassegna in mattinata e il contenuto degli articoli riassunto dai vari conduttori, indicano come i commentatori che fino a inizio mese si autoreferenziavano come gli esegeti di Mancini, adesso siano i più critici nei suoi confronti, non mancando di ironizzare e condannare la scelta di portafoglio.

Probabilmente la componente invidia è tanta, pari almeno alla componente piaggeria nei confronti di chi, Gravina, ancora detiene il potere all'interno della Federazione Italiana Giuoco Calcio.

A me dispiace che Mancini abbia lasciato la Nazionale e, da tifoso del Bologna, spero sempre che si realizzi quel desiderio, che mi sembrava tanto una promessa, di venire a concludere la carriera di allenatore a Bologna.

Ma non riesco a fargliene una colpa.

Ho letto che in passato aveva già declinato offerte economicamente vantaggiose, ma oggi, dopo che lo avevano circondato di collaboratori che non aveva scelto lui, esautorando il suo cerchio di fiducia, credo abbia fatto benissimo a scegliere il "vil denaro".

E' evidente che, per il suo carattere che già lo aveva penalizzato da giocatore, non essendo particolarmente disponibile a genuflettersi davanti al potere, non poteva essere gradito e la clausola con la quale Gravina si riservava di esonerarlo nel caso in cui non avesse raggiunto le finali del Campionato europeo per Nazioni, sa tanto di pretesto per liberarsi, in modo squisitamente doroteo, di un personaggio ingombrante e non controllabile.

Non so, peraltro, quanto possa essere controllabile Spalletti, allenatore che stimo e che è riuscito a portare lo scudetto a Napoli, cosa difficile per ambiente e per il caratterino del presidente che si è fatto notare anche in questa circostanza.

Sicuramente De Laurentiis non si è fatto degli amici e personalmente credo avrebbe fatto meglio a "benedire" la nomina di Spalletti a Commissario Tecnico della Nazionale come fecero altri presidenti, in altri tempi (mi viene in mente Berlusconi con Sacchi, credo Moratti con Trapattoni e penso ancora Della Valle con Prandini).

Avrebbe fatto meglio, ma l'analisi di De Laurentiis sul calcio italiano è condivisibile: la legge Melandri, quella del 1981, il professionismo, le spa, sono tutti chiodi che sono stati piantati sulla bara del nostro sport nazionale.

Anche se il chiodo definitivo è la liberalizzazione delle presenze di stranieri nelle squadre.

Se ci sono regole europee per la libera circolazione dei lavoratori, inclusi i calciatori, allora si dica che le società possono comprare tutti gli stranieri che vogliono, ma in campo, contemporanemente, non possono andare più di tre (o due, o quattro, a scelta).

Solo così si rilancerebbe il calcio italiano, facendo giocare i nostri giovani e incentivando il vivvaio con italiani.

Ma da questo punto di vista anche De Laurentiis non razzola bene (ma almeno non predica neppure in merito).

Auguri dunque sia a Mancini per il difficile compito che si è assunto (giustamente ben retribuito) perchè non credo che gli arabi siano in grade di costruire una nazionale di calcio che possa minacciare le gerarchie internazionali.

Molto più semplice il compito di un altro grande del nostro calcio, Ancellotti, che guiderà il Brasile, compito più facile e, pertanto, credo, giustamente, meno retribuito di Mancini in Arabia.

Ma soprattutto auguri a Spalletti che si è preso un vespaio dove ha solo da perdere, vista la precaria situazione della qualificazione dell'Italia.

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