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01 agosto 2023

Il reddito di cittadinanza nega il Merito

L'argomento di questi giorni è l'abolizione del reddito di cittadinanza come lo abbiamo conosciuto, per sostituirlo, con una scelta mirata nei confronti di chi ne abbia realmente necessità, con un assegno di inclusione.

Si sa da gennaio che, in applicazione del programma votato dalla maggioranza degli Elettori, il Governo di Centro Destra aveva mandato in archivio, con decorrenza iniziale 1 agosto, il reddito di cittadinanza.

Una voce di spesa, generalizzata, anche a favore di chi cittadino non è, anche a favore di chi, pur essendo in grado di lavorare, preferiva restarsene a casa, anche a favore di terroristi e criminali vari, il cui costo annuale corrispondeva alla costruzione di un ponte sullo Stretto ogni anno.

Una voce di spesa assistenzialista che rappresentava la negazione del Merito, livellando e trasformandosi in un premio verso i meno attivi, penalizzando i migliori e più volenterosi che, in sostanza, dovevano, con le tasse pagate sui soldi che guadagnavano producendo ricchezza, costituire i fondi per quell'elargizione che si mangiava ricchezza prodotta da altri.

In origine aveva un senso perchè da un lato apparteneva a quel do ut des che aveva consentito la formazione di un governo gialloverde, unico possibile dopo le elezioni del 2018, per cui ad un provvedimento leghista (il respingimento dei clandestini) corrispondeva un provvedimento grillino (il reddito di cittadinanza).

E aveva un senso per la sua temporaneità finalizzata alla ricerca di un lavoro.

Con la sostituzione al governo dei leghisti con i cattocomunisti, il reddito di cittadinanza è diventato uno dei tanti strumenti, allargato agli immigrati, finalizzati al consenso del governo giallorosso.

La sua abolizione (che poi è una ridefinizione nel nome, nei beneficiari, nelle regole di erogazione e negli importi) provoca, con un ritardo di sette mesi (e questo sottolinea la strumentalità della caciara cattocomunista) una scomposta reazione della sinistra che si salda con l'intelligente decisione di Landini di uno sciopero generale preventivo contro la futura legge di bilancio che ancora non c'è.

Chi è stato zitto e a cuccia quando i governi Conte2 e Draghi cancellavano libertà fondamentali, oggi protesta se il Governo Meloni cerca di mettere ordine nella spesa dello stato e negli strumenti che devono essere di solidarietà e non di assistenzialismo.

Nulla di nuovo sotto il sole.

Accadde anche, a fine anni settanta, primi ottanta, nel Regno Unito dei primi anni di governo di Margareth Thatcher e sappiamo tutti come è finita, con la Thatcher ininterrottamente al governo per dodici anni (ma per rimediare ai disastri cattocomunisti in Italia occorreranno ben più di dodici anni !).

Il reddito di cittadinanza non è che uno dei tanti pretesti che i cattocomunisti, privi di Valori e di Ideali, adottano per mettere i bastoni fra le ruote di un governo che, per la prima volta dopo undici anni, cerca di rimettere l'Italia in carreggiata, esaltando il Merito e progressivamente cancellando la stagione dell'assistenzialismo clientelare.

La beneficenza si fa con i propri soldi, non con quelli delle tasse e anche chi eroga fondi privati per beneficenza, guarda con molta attenzione chi siano i beneficiari e se siano veramente nelle condizioni di non poter contare altro che su quell'atto di generosità.

L'abolizione del reddito di cittadinanza non è altro che l'applicazione di sani criteri privatistici anche nell'erogazione di fondi solidaristici pubblici.

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