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No alla deriva

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23 settembre 2023

L'eredità di 11 anni di governi cattocomunisti

Ieri, alle 12,30, nella quotidiana trasmissione radiofonica del gr economia, ho ascoltato l'intervento di un sindacalista uil del pubblico impiego.

Costui, ricordando che da dieci anni non ci sarebbero aumenti per la pubblica amministrazione e da sette anni esiste il differimento della liquidazione, pretende, con il solito tono ultimativo cui ci hanno abituati, che il Governo (quello di adesso che non è certo responsabile delle azioni dei governi cattocomunisti e in quanto tali amici dei sindacati della Trimurti, degli undici anni precedenti) provveda immediatamente a dare gli aumenti e a liquidare il trattamento di fine rapporto.

Spesa prevista, gli chiede la conduttrice, tre miliardi e mezzo per gli aumenti.

Nessuna cifra per la liquidazione del fine rapporto.

A parte la considerazione che i tre miliardi e mezzo probabilmente sono una cifra di gran lunga esposta per difetto e la dovremmo almeno raddoppiare, il sindacalista, non dice dove andare a prendere quei soldi, visto che tutti i margini sono stati mangiati dal superbonus e dal reddito di cittadinanza di Conte e dei grillini.

Il sindacalista è in ampia compagnia, con i suoi colleghi della Trimurti, ma anche con gli amministratori locali cattocomunisti e con i segretari dei partiti della sinistra cattocomunista e grillina.

Tutti chiedono perentoriamente interventi del Governo, investimenti, salari minimi, bonus e detrazioni, risorse, assunzioni, che costerebbero decine di miliardi, senza indicare dove reperire quelle risorse, a meno che non pensino di aumentare il già mostruoso debito pubblico che era sotto i 1800 miliardi quando, nel 2011, un complotto internazione orchestrato dalla Merkel e da Sarkozy, con la complicità istituzionale e politica dei cattocomunisti italiani, rovesciò il legittimo Governo Berlusconi e che, dopo undici anni di governi quasi integralmente cattocomunisti, da Monti a Draghi, è stato consegnato al nuovo governo uscito dal voto popolare, quello attuale della Meloni, aumentato di ben mille miliardi.

Mille miliardi spesi a debito e siamo ancora al punto di dover concedere aumenti ai dipendenti pubblici, assumere personale pubblico, realizzare investimenti ?

Ma allora dove sono finiti quei mille miliardi che, oggi, ci farebbero tanto comodo ?

Probabilmente in una miriade di iniziative di sperpero tipo superbonus, accoglienza dei clandestini, spesa senza ritorni e così si consegna al Governo Meloni una situazione peggiore di quella che era stata presa in carico dopo il rovesciamento del Governo Berlusconi.

Io voglio pensare che non verranno concessi gli aumenti ai dipendenti pubblici, già ampiamente privilegiati rispetto a quelli privati per la sicurezza del loro posto di lavoro.

Quando, agli inizi degli anni duemila, il settore del credito ebbe varie difficoltà di bilancio, la necessaria ristrutturazione, fu pagata anche dai dipendenti, con contratti di solidarietà che implicarono non una riduzione della voce dello stipendio, ma delle voci aggiuntive, come le forme premianti (se non ci sono i risultati non si possono premiare i dipendenti) o come i buoni pasto e il numero di giornate di ferie.

Grazie anche a quel sacrificio, le banche ripresero a macinare utili.

Perchè non fare quindi ai dipendenti pubblici un contratto di solidarietà fino a quando la pubblica amministrazione non riuscirà, almeno, ad eguagliare il privato (ma dovrebbe dare molto di più) nella sua efficienza operativa e nel macinare utili ?


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