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No alla deriva

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16 luglio 2023

I cattocomunisti sempre pronti a spendere (male) i nostri soldi

Se leggiamo le dichiarazioni degli esponenti cattocomunisti, rileviamo subito una costante: chiedono, anzi, pretendono soldi.

I NOSTRI soldi, perchè se anche la pretesa è rivolta verso lo stato o, meglio, con le loro parole, il Governo (ma solo quando è di Centro Destra, allora sì che abbiamo scioperi magari per contratti scaduti da sei anni e per i quali, fino alla vittoria della Meloni, nessuno si curava di chiederne il rinnovo, men che meno proclamando uno sciopero nei trasporti), il Governo può spendere solo i soldi che noi mettiamo nelle casse dello stato con le nostre tasse.

Del resto i modi per lo stato (e, quindi, il governo) di recuperare denaro da destinare a questa o quella esigenza sono solo tre:

1) più tasse 

2) più debito

3) spostando i soldi già stanziati da una voce ad un'altra.

Questo avviene per i soldi che vengono chiesti per i contratti dei dipendenti pubblici, per i rimborsi dei disastri naturali, per gli sconti nelle bollette, per gli aiuti alle famiglie in povertà, per il rilancio di questa o quella attività, per il recupero in mare, il trasporto, l'alloggiamento, il mantenimento, le cure e l'istruzione dei clandestini.

Tutte le voci (tasse e debito) sono sempre e comunque soldi nostri, che ci vengano estori con le tasse, che si debbano restituire se lo statro opera a debito o che siano già nelle casse dello stato perchè ci erano già stati sfilati, sempre con le tasse, negli anni precedenti.

Abbiamo un sistema fiscale vessatorio, che ci espropria mediamente di oltre il 40% del nostro reddito e sottrae denaro ai risparmi, al patrimonio che così si impoverisce e persino per ogni guadagno che uno riuscisse a realizzare rischiando in e il proprio in borsa.

Direi quindi che le follie della Schlein sulla revisione del catasto, sulla patrimoniale e su ogni altra velleità di appropriarsi del nostro denaro con quei mezzi possano essere respinte finchè avremo un governo di Centro Destra (e questa è anche una risposta a chi critica la Meloni perchè non ha fatto tutto subito).

Il debito, purtroppo, non è più nelle nostre mani, ma in quelle dei satrapi di Bruxelles nelle cui grinfie ci hanno consegnato undici anni di governi cattocomunisti e adesso uscirne, per riconquistare un po' di Libertà, Indipendenza, Dignità, Identità e Sovranità, richiederà tempo e battaglie, anche perchè ci sono delle quinte colonne interne che, come abbiamo visto per la legge contro natura, preferiscono votare per le pretese delle consorterie affaristico finanziarie che per gli Interessi Nazionali dei cittadini Italiani, e passerà anche dall'esito del voto del giugno 2024 per il nuovo parlamento europeo (votare conta, sempre).

Spostare da una voce ad un'altra somme ingenti, mi vengono ad esempio in mente i nove miliardi chiesti con arroganza da Bonaccini per l'alluvione in Emilia Romagna, susciterebbe la rivolta di quanti sono interessati alla voce di spesa cui verrebbero sottratti.

Ad esempio i nove miliardi di Bonaccini si potrebbero abbondantemente trovare azzerando ogni spesa per i clandestini (e personalmente lo farei), ma ve l'immaginate la cagnara della Caritas, delle ong e di tutte le cooperative che prestano "assistenza" ai clandestini ?

Tanto più, come imparo oggi dalla Zuppa di Porro, che il quotidiano dei vescovi, Avvenire, nella sua campagna contro il Governo, critica persino il viaggio in Tunisia odierno della Meloni con Von der Leyen e Rutte per costruire (faticosamente) un necessario e vitale accordo che porti a limitare le partenze dei clandestini da quello stato.

Secondo Avvenire, infatti, dovremmo dare ospitalità a tutti i clandestini che lo volessero, perchè in Tunisia sarebbero trattati male e noi avremmo le risorse necessarie per sostenere l'onere.

Non mi risulta, però, che dica dove reperire quelle risorse e non vorrei che fossero i quasi seimila miliardi di risparmi che tutti i cittadini Italiani sono riusciti a salvare dalle grinfie del fisco e regolarmente depositati nelle banche.

E non vorrei che per Avvenire i nostri risparmi dovessero servire a crescere quelli che, come si vede in Francia, alla terza o quarta generazione ci si rivolteranno contro.

La facilità con la quale certa gente mette il cappello sulla proprietà altrui, soprattutto quella in denaro, merita di essere evidenziata, per ricordare che dipenderà sempre da noi, dal voto che andremo ad esprimere (o non esprimere) in tutte le elezioni cui saremo chiamati a partecipare, se potremo ancora usare liberamente i nostri risparmi per le nostre esigenze, oppure ce li vedremo sottrarre nel nome di fantomatiche visioni etiliche, più che etiche, della società.

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