Prendendo spunto dall'intasamento di trasmissioni che, a ciclo continuo, denunciano la censura, dagli stessi microfoni dell'inesistente TeleMeloni, dallo sciopero Usigarai che, per la prima volta, ha visto una adesione non unanime e la messa in onda di due telegiornali ed una edizione straordinaria, Veneziani conclude: privatizziamo e vendiamo la Rai.
Elenca i benefici che, poi, sono quelli ben noti, a cominciare dalla fine di ogni interferenza dei partiti che, a seconda del Governo in carica, cambiano i vertici e vengono accusati di occupare la rai pubblica, anche se ciò è vero solo quando è la sinistra al potere (e nessuno denuncia) mentre quando è la Destra a governare il fuoco di sbarramento contro ogni (legittimo, ma purtroppo limitatissimo) spoil system è isterico.
Come in questi giorni in cui, dagli stessi microfoni rai è tutto un susseguirsi di isterici proclami contro la censura.
Saranno poi gli editori privati, che guardano in primo luogo alla tenuta dei conti, a decidere se sarà necessario continuare a mantenere tutto il carrozzone rai, a cominciare degli oltre duemila giornalisti.
Del resto (questo Veneziani non lo scrive, è una mia considerazione) se il 6 maggio, a fronte di una adesione del 75% dei giornalisti, quindi con il lavoro di un quarto della redazione, sono regolarmente andati in onda TG1 e TG2 con un tg straordinario, allora vuol dire che quelle redazioni sono sin troppo stipate, inutilmente per il servizio che devono svolgere e si dovrebbe usare le forbici perchè costano e sono mantenute con soldi pubblici, cioè soldi nostri.
Aggiungo anche il mio mantra abituale.
Con la Rai privatizzata e venduta, anche a spezzatino, incasseremmo miliardi utili a ridurre il debito pubblico e, ultimo ma non per questo meno importante, verrebbe definitivamente abolito l'odioso canone.
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