Ciò che è bene per la sinistra è male per l’Italia. Ciò che è male per la sinistra è bene per l’Italia.

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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

03 dicembre 2024

Il potere logora chi non ce l'ha


Ieri sera, con uno strappo alle mie abitudini, invece di guardarmi una partita, un film o un telefilm, ho guardato l'intervista di Nicola Porro a Giorgia Meloni che riproduco a lato.

La Meloni, che già partiva da una solida esperienza per la sua lunga militanza iniziata a quindici anni, appare pienamente sul pezzo, in controllo degli argomenti e con una visione chiara di quel che può fare, quello che deve rimandare, quello che è urgente, ma sempre in un quadro ideale che, come le ha, probabilmente involontariamente, riconosciuto un magistrato ideologizzato, è fondato non su interessi personali o economici, ma su una visione ideale da perseguire come traguardo.

Sugli argomenti trattati ieri sera non ho nulla da eccepire, condivido tutto.

Dal perculo elegante verso Landini (che urla di fascismo, svolta autoritaria, palestina, ma mai di lavoratori perchè non ha nulla da dire e che diventa afono davanti a Stellantis di Elkann/Agnelli), alla conferma che, piaccia o non piaccia alla magistratura militante, il progetto Albania prosegue, fino alla dichiarata consapevolezza di conoscere bene quello che vuole il suo elettorato, inclusa la conferma dell'alleanza di Centro Destra.

L'argomento, forse l'unico, sul quale avrei avuto un dissenso poteva essere la guerra in Ucraina e il sostegno a Zelensky, ma Porro non ha formulato domande di politica estera e, quindi, posso dire di sottoscrivere le dichiarazioni del Presidente del Consiglio.

Che la Meloni sia pienamente in controllo della situazione lo si vede anche dalla rapidità con la quale, anche questa volta, ha provveduto a sostituire un ministro dimissionario, Fitto "elevato" a Vicepresidente Esecutivo della commissione europea, con il capogruppo alla Camera Tommaso Foti, di Piacenza, che anni fa ebbi modo di conoscere e apprezzare.

Ugualmente il posto di capogruppo alla Camera, pur in attesa della formalità del voto dei deputati, viene subito coperto con un altro parlamentare da me conosciuto e stimato, questa  volta bolognesissimo, Galeazzo Bignami, che corona, con una ulteriore tappa di crescita, un percorso coerente e positivo.

Grazie a Bignami a Bologna, dopo la devastante esperienza di Fini, è nuovamente cresciuta una squadra giovane di rappresentanti in parlamento, in consiglio regionale, in consiglio comunale, nell'europarlamento, che garantisce la continuità di una Tradizione politica che, come la Fiamma nel simbolo, non si spegne.

Infine la spiegazione sul titolo di questo commento.

Prima dell'intervista alla Meloni, veniva trasmesso un altro programma di politica e vi partecipava Matteo Renzi.

Accesa la televisione (o, meglio, cambiato canale perchè stavo guardando la partita Roma Atalanta) ho visto le ultime battute di Renzi, sempre inutilmente polemico, logorroico, disperatamente alla ricerca di rifarsi una verginità a sinistra, ma, per me impressionante, invecchiato, con una incipiente stempiatura, smunto più che dimagrito, capelli già tendenti al grigio bianco, con gli incisivi superiori più prominenti del solito a rendergli un aspetto ancor più inquietante.

Non me lo aspettavo, anche perchè le fotografie che circolano sono evidentemente di repertorio e non lo rappresentano così come mi è apparso ieri sera.

Al contrario la Meloni sembra ringiovanita,

Ancora una volta dobbiamo riconoscere il grande acume del miglior rappresentante della prima repubblica, Giulio Andreotti, che ricordava come il potere sia un elisir di lunga vita.

02 dicembre 2024

Finchè sono guerre circoscritte, c'è speranza

Le guerre non sono mai finite, soprattutto in zone del mondo dove il nostro sguardo non arriva perchè non vi è nulla che possa interessarci, salvo poi dover affrontare l'arrivo in massa di clandestini che una mentalità sbagliata e debole, non ci permette di respingere.

Meno innocue sono guerre relativamente vicino a noi, da quella endemica nel Medio Oriente, a quelle recenti scoppiate dopo la fine del comunismo sovietico.

Assistiamo in questi ultimi tempi ad un accentuarsi degli spiriti guerrieri in zone di interesse, vuoi per i commerci e i trasporti internazionali, vuoi per i giacimenti di materie prime e di terre rare, necessarie all'economia mondiale.

Se nei quattro anni della prima presidenza Trump abbiamo potuto registrare una sostanziale stabilità mondiale, senza guerre scatenate, con i quattro anni di Biden le guerre si sono moltiplicate, dando ragione a quelli che, in tempi passati, sottolineavano come i democratici fossero presidenti di guerra e i repubblicani di pace, esattamente il contrario della vulgata cattocomunista.

Con Biden quindi abbiamo visto l'abbandono dell'Afghanistan nelle mani dei talebani, l'operazione speciale, tuttora in corso, della Russia in Ucraina con valanghe di armamenti (spesso obsoleti) inviati a Kiev dagli stati Nato e, soprattutto, con miliardi di finanziamenti che non si erano trovati per la Grecia e che invece sono spuntati per sostenere Zelensky.

Se con Trump in Medio Oriente ci si avviava ad una serie di accordi (denominati "di Abramo") che stavano regolarizzando i rapporti tra gli stati della zona e, in particolare, tra Israele e l'Arabia Saudita e gli altri emirati, con Biden abbiamo visto l'azione terrorista palestinese resuscitare (e sarà stata armata da qualcuno !) il 7 ottobre 2023, provocando la legittima reazione di Israele, incendiando la zona, con l'emergere del terrorismo yemenita Houthy in danno dei commerci e dei trasporti e la conferma del terrorismo Hetzbollah in Libano.

Adesso vediamo risorgere (e anche lì ci sarà la mano di qualcuno) il terrorismo musulmano delle varie Al Quaeda, Isis e non so con quale denominazione si presentino oggi i terroristi che hanno occupato Aleppo in Siria e cercano di marciare verso il centro di tale nazione.

Gli intrecci tra chi aiuta chi e chi combatte chi, sono alquanto complessi per un sofisticato gioco di alleanze, interessi e improvvisi cambi di bandiera.

L'onu, in tutto questo si dimostra quell'ente più dannoso (e costoso) che inutile che è, il pallino lo hanno in mano le potenze mondiali e locali.

Si è parlato molto di possibile estensione della guerra dall'Ucraina verso altri attori che si sono schierati da una parte o dall'altra, così come, pur nella loro fluidità, in Medio Oriente e in Siria, dietro i diretti combattenti ci sono alleati spesso molto potenti.

Secondo Marx (che sembra l'ispiratore degli incendiari "discorsi" di Landini, piccola nota di politica nzionale) "la violenza è la levatrice della Storia", figuriamoci una guerra estesa.

In effetti dopo una guerra la spinta a ripartire, a ricostruire, ad avanzare verso nuovi traguardi è una caratteristica dell'Umanità.

Ma DOPO una guerra, il DURANTE, come mirabilmente sintetizzò Churchill, il più grande Primo Ministro Inglese, è "sangue, sudore e lacrime".

Avessi trent'anni di meno sarei sicuramente animato da uno spirito molto più pugnace di quello che sento oggi, quando mi ritrovo ad auspicare un accordo che allontani nel tempo una guerra mondiale che sono convinto prima o poi dovrà arrivare (o una guerra o il famoso Asteroide ...) considerato la decadenza e il disfacimento morale dell'Occidente e della sua Civiltà.

Il dubbio che mi assale è che questi rigurgiti bellicisti quando fra meno di due mesi si insedierà di nuovo Trump, presidente repubblicano, siano il frutto di un disegno volto a legare le mani al suo secondo mandato, creandogli difficoltà per districarsi nel coacervo di interessi e alleanze contrapposte e intrecciate in Ucraina, Medio Oriente, Siria e non dimentichiamoci la mina vagante di Formosa sulla quale la Cina ha esplicitato le sue mire violente.

Ciononostante, mi dispiace per chi sta subendo le conseguenze di uno stato di guerra, ma forse queste guerre locali sono un terreno di battaglia utile ad impedire che scoppi realmente un conflitto esteso.

Potrebbero essere considerate delle valvole di una pentola a pressione che ha necessità di sfiatare, sempre più spesso, per evitare di esplodere.

Come tutte le valvole, però, anche le guerre locali, devono essere trattate con estrema prudenza e cautela, perchè non sempre sono efficienti e quando non riescono a svolgere la funzione loro attribuita, allora provocano più danni che se non fossero state attivate.

01 dicembre 2024

Realismo politico

Dopo un parto di quasi sei mesi dal voto di giugno, da oggi inizia il suo cammino la seconda commissione Von der Leyen.

Posto che personalmente sono contrarissimo a questa unione essenzialmente burocratica e ideologica, certamente non politica e ancor meno nell'interesse dei Popoli e delle Nazioni europee (per me andava benissimo il MEC, cioè uno spazio comune di libero scambio di merci e circolazione di persone, che tutelasse, con dazi, comportamenti commerciali scorretti - vendite sottocosto - di chi ne era escluso o dei membri che cercavano di fare i furbetti), l'unione europea è, purtroppo, una realtà, ha le sue regole, ha il suo parlamento, ha il suo consiglio e la sua commissione, le sue direttive e, soprattutto, ha ricevuto porzioni sempre più ampie di sovranità da parte degli Stati che hanno, stoltamente, rinunciato a molte prerogative nazionali, a cominciare dal battere moneta propria (ma non tutti ...).

Una realtà che influisce per circa il 70% sulla legislazione nazionale, quindi una realtà che sarebbe sciocco ignorare (come fanno quegli stati che non riconoscono questo o quel governo che, però, occupa e controlla uno spazio fisico, commercia, ha beni da vendere e comprare).

Penso che da un ragionamento simile sia partita anche Giorgia Meloni quando ha, sin dall'inizio del suo mandato da Presidente del Consiglio, agito perchè l'Italia, tramite un suo rappresentante, avesse più voce in capitolo sulle decisioni europee.

Il suo sforzo è stato premiato con la nomina e la conferma di Raffaele Fitto a commissario e Vicepresidente Esecutivo della commissione.

Fitto non proviene dalle file del vecchio Movimento Sociale e neppure da Alleanza Nazionale, Fitto ha antiche radici democristiane, poi passate in Forza Italia quando Berlusconi era e faceva il Berlusconi, per poi approdare a Fratelli d'Italia che, pur nelle sue Radici rappresentate nel simbolo dalla Fiamma, si manifesta sempre di più come quel grande partito Conservatore di cui l'Italia aveva assoluto bisogno.

Ma Fitto ha anche dimostrato capacità operative gestendo con successo le prime sei rate del pnrr, una immissione di denaro (di cui avremmo potuto fare a meno visto che la metà è a debito da restituire) imposto dai governi Conte e Draghi e che la Meloni si è trovata costretta a gestire, perchè tutto richiesto dai predecessori, nell'importo più alto e impegnativo di ogni altra Nazione (gli altri stati principali hanno scelto di chiedere e ricevere solo la metà di pnrr corrispondente a quello che si versa in europa e che non deve essere restituito).

Ma la nomina di Fitto non rappresenta solo l'incarico attribuito ad una persona valida che rappresenta il movimento conservatore italiano, le modalità della sua nomina e conferma hanno scardinato quella che, anche dopo il voto di giugno, sembrava dovesse essere una commissione con la medesima maggioranza, più spostata a sinistra con l'innesto dei verdi, che tanti danni ha provocato all'economia delle Nazioni ed ai Popoli europei.

Invece, il solo fatto di proporre il nome di un conservatore ha frantumato quella maggioranza e, oggi, su ogni provvedimento si dovranno trovare i numeri, visto che i provvedimenti europei hanno bisogno di tre passaggi: quello in commissione, quello nel parlamento uscito dal voto di giugno e quello in consiglio dove siedono i governi nazionali, con diritto di veto su molti temi e che cominciano a vedere significativi cambi di colore, con un importante spostamento a destra.

Se aggiungiamo che dei tre stati principali, l'Italia è oggi quella più stabile politicamente ed economicamente, mentre la Germania si avvia ad un cambio di governo con il voto del prossimo febbraio e la Francia è bloccata tra un presidente che ha perso ogni attrattiva ed un parlamento frantumato e senza maggioranza, possiamo vedere come vi siano per Fitto margini di manovra per spingere ad invertire la rotta dell'unione, fino ad oggi indirizzata direttamente verso il baratro.

Non sarà facile (ma cosa lo è?), non sarà veloce (solo una guerra accelera i cambiamenti ...), ma è possibile.

Vedremo fra cinque anni se gli sforzi ed i compromessi per portare Fitto ad un incarico così prestigioso, avranno dato i frutti sperati.