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16 febbraio 2024

Gli agricoltori contro l'ottuso dirigismo europeo

Continuano le manifestazioni degli agricoltori anche se con numeri più esigui dopo gli impegni assunti dal Governo.

Le richieste che appaiono dalle dichiarazioni dei manifestanti (di prima e di oggi) sono pienamente condivisibili, perchè quando gli agricoltori dicono che non vogliono sussidi ma poter vendere a prezzi che portino loro un guadagno, cioè che siano un po' superiori ai costi di produzione, non solo hanno ragione, ma manifestano un diritto assoluto: non è accettabile che una qualsivoglia azienda metta a disposizione un prodotto o un servizio sotto costo, se non per brevi periodi di carattere pubblicitario.

Perchè poi chi compenserebbe la differenza ?

E produrre in perdita significa fallimento assicurato.

Gli agricoltori hanno anche ragione nel puntare l'indice accusatorio nei confronti di direttive di emanazione europea che aumentano i costi (ad esempio tutti i vincoli unicamente ideologici, da invasati dell'ambiente, posti per la transizione verde o le tasse imposte per un presunto acquisto di possibilità di inquinare) e che, nel contempo favoriscono l'importazione di quegli stessi prodotti che gli agricoltori sono costretti a imbrigliare all'interno delle direttive europee, da stati terzi che non hanno alcuna cura nell'applicare le norme europee e quindi possono vendere ed esportare a prezzi inferiori a quelli che sarebbero costretti a praticare i nostri agricoltori, costringendoli a produrre e vendere sotto costo.

Sono quelle le storture al Mercato e sono paradossalmente (ma non tanto) una imposizione di quella inutile sovrastruttura che è l'unione europea che, invece di agevolare la libertà di circolazione delle merci al suo interno, tassando le importazioni di merci prodotte con criteri e mezzi che da noi sono vietati al fine, almeno, di pareggiarne il costo di produzione con quelle interne, agevola le importazioni, anche qui per motivi meramente politici e ideologici, per imporre solo all'interno normative dirigiste e vessatorie.

Danneggiando così tutti gli stati dell'unione che vedono alterare la prorpia produzione, le possibilità di guadagno dei propri agricoltori e, in più, andare a deficit o ridurre il margine di guadagno nella bilancia commerciale tra esportazione e importazione.

In questo quadro il Governo Nazionale non ha colpe, almeno quello attuale, perchè la responsabilità è tutta di chi ha accettato di cedere Sovranità all'unione europea e di chi, ancora oggi, sostiene che se ne dovrebbe cedere altra.

Il Governo Nazionale ha pochi strumenti per intervenire, se non quello, da respingere !, dei sussidi, delle agevolazioni che sono altrettanti modi per alterare la logica di Mercato, con l'aggravante dell'assurdità nel vedere che mentre l'unione europea sfila denaro dalle tasche dei cittadini e degli agricoltori, il Governo Nazionale è costretto a rimborsarli in parte aumentando il debito pubblico o sottraendo risorse ad altri capitoli di spesa invece di ridurre il nostro enorme debito pubblico revocando, ad esempio, tutti i contributi per l'assistenza ai clandestini, con buona pace della cei (che se vuole, il Vaticano ha tanti di quei beni che potrebbe accollarsi tutte le spese per i clandestini, dall'alloggio al vitto, dall'istruzione alle cure sanitarie e anche ai rimborsi dei danni che provocano).

Quindi le manifestazioni in Italia, con richieste al Governo Nazionale, non centrano il bersaglio, mentre sono puntuali quelle contro il dirigisimo di stampo sovietico della commissione europea, corrotta da una furia ideologica che non le consente di applicare le normali regole di un libero Mercato.

In sostanza è giusto che gli agricoltori manifestino, ma finchè resteremo nell'unione europea, cedendo Sovranità, non risolveremo mai il problema.

Nè quello degli agricoltori, nè quello dei balneari, nè quello delle nostre industrie.

La strada maestra è solo quella di uscire dall'Europa e ricominciare a navigare in modo autonomo e indipendente. 

1 commento:

Nessie ha detto...

Nella chiosa "La strada maestra è solo quella di uscire dall'Europa e ricominciare a navigare in modo autonomo e indipendente", hai centrato il fulcro del problema. Ma la verità è che sta tramontando anche l'idea di poter modificare le cose dall'interno per quei partiti politici che cercano di farsi eleggere con programmi ambiziosi euroscettici ed eurocontrari.
Solo il Regno Unito lo ha capito, ma di leader coraggiosi come Nigel Farage, non ne vedo all'orizzonte. E il UK può contare sul Commonwealth per commerciare tranquillamente alla grande, fregandosene dei diktat di Bruxelles.

Gli agricoltori cercano dei referenti vicini, e per forza di cose, non possono appellarsi agli "invisibili" e "intoccabili" della Ue. Le dirigenze Ue, cinicamente ne approfittano.