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Si devono intraprendere le guerre per la sola ragione di vivere senza disturbi in pace (Cicerone)

No alla deriva

No alla deriva
Diciamo NO alla deriva

31 gennaio 2025

Dopo sei anni assolto anche Siri: chi lo risarcirà ?

Nel pieno della aggressione al Governo per il non caso Almasri, arriva l'archiviazione anche del procedimento instaurato sei anni fa contro Armando Siri, senatore della Lega eletto nel 2018 ma non più nel 2022 dopo essere stato indagato, sottosegretario per la Lega nel primo governo Conte, efficace esperto e divulgatore economico.

Siri è stato una vittima delle aggressioni giudiziarie nei confronti di politici che non sono tutelati e che, a seguito di accuse poi rivelatesi infondate e che sono state archiviate o hanno portato alla assoluzione piena, hanno comunque perso occasioni nel loro cursus honorum politico.

Ricordo il sindaco di Parma Vignali, caso eclatante quello del Ministro Salvini che, dopo la vittoria del Centro Destra nel 2022, dovette rinunciare al meritato e legittimo ritorno al Viminale perchè era sotto processo a Palermo (dallo stesso pm che oggi indaga sulla Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano) salvo poi essere pienamente assolto e adesso il caso di Armando Siri che ha dovuto aspettare sei anni per veder riconosciuta la sua innocenza ma, nel frattempo, non è più senatore nè sottosegretario.

Chi, invece, apre indagini che si dimostrano poi basate sul nulla, fa carriera e passa in ruoli e sedi sempre più prestigiose.

E' una stortura che la Politica deve eliminare al più presto, perchè, come giustamente dice la Meloni, se i magistrati vogliono governare, si candidino e non si mettano di traverso cercando, con un avviso di garanzia, di ribaltare le scelte degli Elettori.

Per colpa di questa magistratura militante siamo costretti a rivalutare l'istituto della immunità parlamentare, ripristinandola a favore di chiunque ricopra un incarico elettivo e di governo e che, a questo punto, non dovrebbe essere indagato, fino alla permanenza nell'incarico, per nessun motivo, sia che riguardi lo svolgimento dell'incarico che in relazione ad attività professionali, imprenditoriali o di altra natura e di carattere privato.

Non mi piace, ma mi piace ancor meno che il mio voto sia superato da un'azione mossa da un soggetto che ricopre un ruolo in base non ad una elezione, ma ad un concorso pubblico.

E deve trattarsi di una immunità che sia assoluta e non sia soggetta neppure al voto di autorizzazione del parlamento, perchè, per come vanno le cose, non si può affidare ad una maggioranza parlamentare, speso interessata ad eliminare un avversario politico, la scelta se mandarlo o meno a processo.

Una immunità, quindi, totale che escluda anche la sola apertura di una indagine nei confronti di chi deve rispondere solo al Popolo Elettore.

Non mi stancherò mai di ribadire che l'Elettore e solo l'Elettore, deve decidere se una persona possa o meno ricoprire un incarico politico.

Nessun altro e per nessun motivo può essere causa della sua rimozione al di fuori del voto degli Elettori.


30 gennaio 2025

Sfida all'Ok Corral

Leggo ne La Verità di oggi che quel procuratore di Roma, già di Palermo, che aveva indagato (con perdite) Salvini e che adesso indaga la Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano, utilizzava un volo di stato per fare la spola tra Roma e Palermo.

La disponibilità del volo sarebbe stata interdetta dal Sottosegretario Mantovano, lasciandolo, per così dire, "a piedi", cioè nella necessità di usufruire di altri mezzi, presumo comunque a carico nostro.

Se fosse vero (e non vedo il motivo per cui La Verità dovrebbe esporsi in questo modo sulla base di un falso) ci sarebbe il movente di un'azione di indagine su un Governo che fa il Governo e, soprattutto, sulla scelta degli indagati.

A parte lo scontro, che sembra la sfida all'ok corral in salsa italiana, tra la sinistra (di cui fa parte la magistratura militante, brandelli di istituzioni, il sindacato rosso, la chiesa di Bergoglio, le coop rosse, l'imprenditoria assistita e la finanza rapace) e il Centro Destra (che ha dalla sua la maggioranza del voto elettorale e il sentimento popolare) che prima o poi dovrà deflagrare fino alla definizione per cui solo uno resterà in piedi e si prenderà tutto (quindi significa che il Centro Destra deve mentalmente pensare ad usare qualunque mezzo per vincere come fece Wyatt Earp a Tombstone nella sfida citata), mi interessa il punto del volo di stato per rientrare alla propria residenza da parte di un dipendente pubblico.

Non mi risulta che un impiegato del catasto, un insegnante o un postino (li cito perchè sono categorie che, a fronte di un concorso pubblico, come un magistrato, ottengono un posto talvolta molto lontano dalla propria residenza) usufruiscano di analogo beneficio del loro collega con la toga.

Se io fossi in loro (e sappiamo che i dipendenti pubblici sono lo zoccolo duro dell'elettorato cattocomunista) sarei alquanto infastidito e chiederei a gran voce: volo di stato per tutti.

O per nessuno.

Come giustamente sembra essere stato fatto nei confronti del procuratore di Roma.

Personalmente ritengo che, se vera, la questione del volo di stato per il procuratore di Roma sia una vergogna e un insulto a tutti noi, pubblici, privati, autonomi o liberi professionisti, che, chi più chi meno, nel corso della nostra carriera professionale abbiamo fatto i conti con trasferimenti e missioni anche disagevoli, lontano dalla residenza e dalla famiglia.

Non mi pare, tra l'altro, che le retribuzioni dei magistrati siano tali da richiedere benefit agevolativi rispetto ad un normale impiegato dello stato, benefit che, ricordiamocelo, paghiamo tutti noi.

E non mi pare che esistano più le esigenze di sicurezza degli anni novanta, anzi dovremmo essere noi cittadini ad esigere maggiore sicurezza nei confronti di quei soggetti clandestini che proprio le ordinanze e sentenze di quei magistrati consentono di sciamare per le nostre strade dopo essere stati scaricati a casa nostra dalle ong.

Mi auguro che, in un clima di scontro crescente, il Governo non demordi e porti a revisione tutti i benefit concessi, scorte incluse.

Si può, infatti, correttamente parafrasare quanto ha giustamente detto il Presidente Trump riferendosi a Fauci, per cui chi percepisce una "signora" retribuzione, può anche pagarsi le comodità che desidera.

29 gennaio 2025

Toghe rosse non avrete il suo scalpo

Non sto a fare la storia della ridicola iscrizione di Giorgia Meloni, Matteo Piantedosi, Carlo Nordio e Alfredo Mantovano tra gli indagati per la vicenda Almasri perchè, da un lato, è talmente ridicola che c'è da vergognarsi a parlarne (figuriamoci ad imbastire una indagine sugli atti di un Governo legittimato dal voto popolare !), dall'altro chi mi legge sa benissimo come la penso e quali sarebbero le reazioni che mi piacerebbe vedere (ma, purtroppo, non vedrò perchè nel Centro Destra c'è sin troppo rigore, senso e rispetto istituzionale, dovendoli avere anche per chi non li ha).

Detto questo mi pongo la domanda sul perchè le toghe rosse insistono a promuovere azioni che, come minimo, sono altrettanti colpi di piccone alla legittimazione, credibilità e affidabilità non solo dell'intera corporazione dei magistrati, anche di quelli che silenziosamente e fuori dal cono di luce delle indagini da riflettori svolgono coscienziosamente il loro lavoro, ma anche del pianeta giustizia nel suo complesso.

Non è solo l'aggressione a Ministri (ieri Salvini, oggi la Meloni, Nordio, Mantovano e Piantedosi) che fanno quello che noi Elettori  abbiamo votato per fare, ma sono le iscrizioni e avvisi di garanzia nei confronti di Poliziotti, Carabinieri e Cittadini che difendono e si difendono dalla criminalità.

E sono anche le ripetute ordinanze e sentenze a favore dei clandestini e delle loro ong che ce li scaricano e poi se ne disinteressano.

Sarebbe sottovalutarli credere che si illudano che un Elettore del Centro Destra, davanti ad un'azione promossa da una toga rossa, cambi idea e si metta a votare per il pd, al contrario è più facile che la loro palese faziosità ideologica convinca qualche indeciso a schierarsi (per carità: nel rigoroso segreto dell'urna, tutti teniamo famiglia !) a favore della Meloni, di Salvini e dei partiti di Centro Destra, rafforzandone la maggioranza come registrano i sondaggi che, già prima di questa ultima vicenda, hanno rilevato come i partiti del Centro Destra siano arrivati a superare o a sfiorare il 50% delle intenzioni di voto, rendendo vano anche un eventuale "campo largo" in cui tutti gli altri vi si affollassero.

Non solo gli indecisi, ma c'è una fetta dell'elettorato che dalla Meloni e da Salvini, da questo Governo, vorrebbe sempre "di più", che si allontana quando, ad esempio, la Meloni continua a dichiarare il sostegno a Zelensky, ma che torna, come si può leggere su X, a compattarsi con la Meloni e Salvini quando vengono aggrediti dalle toghe rosse.

E questa volta non isolano neppure la Meloni dagli alleati esteri, anche perchè il Presidente Trump, il più importante, l'unico cui fare riferimento, ha con i magistrati di casa sua lo stesso problema persecutorio e quindi non potrà che solidarizzare e simpatizzare con la Meloni.

Lo sanno benissimo, ma insistono, perchè ?

Fortunatamente non sono nelle loro teste e posso solo immaginare che loro, considerandosi su un piano di totale impunità, agiscano per fare ostruzionismo all'azione di Governo e tanto più cercano di boicottarla, quanto più quella azione risulta efficace, produttiva e nell'interesse nazionale.

Non credo sia per la riforma (blanda, molto, troppo blanda) della giustizia, ma semplicemente credono di portare il loro contributo, in modo più diretto e sicuro che non presentandosi alle elezioni e cercare di convincere gli Elettori a votarli, all'opposizione ad un Governo che sta realizzando quello che a loro non piace e che sta riportando l'Italia ad avere un ruolo di primo piano, dopo anni da serva scema della Germania e della Francia nel nome dell'unione europea.

Finirà, ovviamente, in un nulla di fatto, ma intanto causano qualche rallentamento all'azione del Governo che deve occuparsi anche di questa facezia e, soprattutto, sgretolano ancora di più ogni credibilità della magistratura come istituzione indipendente e super partes.



28 gennaio 2025

Vite parallele: Margareth Thatcher e Giorgia Meloni

Non ho la presunzione di imitare Plutarco, ma lo spunto del suo classico studiato a scuola mi ha portato a individuare alcuni tratti e vicende che potrebbero fare della Thatcher e della Meloni una delle coppie di una edizione aggiornata delle Vite Parallele.

La caratteristica più evidente è che sono entrambe donne, ma questa è solo una nota di colore, di apertura, talmente è ovvia.

Nascono entrambe da famiglie non ricche, una volta si sarebbe detto "umili ma dignitose" e questo le ha rese artefici del loro proprio destino che non è disceso da una nascita fortunata o da una potenza economica ereditata.

Hanno ambedue scalato fino al vertice un partito conservatore, anticomunista, prima di vincere le elezioni e diventare Primo Ministro, la prima donna in quel ruolo nel Regno Unito e in Italia.

Sia la Thatcher che la Meloni furono accolte con sorrisini di sufficienza, dileggio, sottovalutazione, prima di veder riconosciuta la loro abilità nel gestire i temi della politica interna e internazionale.

La Thatcher ha avuto la consacrazione quale leader, che si è trasformata in dodici anni consecutivi da Primo Ministro, lasciando poi l'incarico al suo delfino che è rimasto in carica, senza soluzione di continuità, per altri sei anni, con due eventi significativi, uno esterno ed uno interno.

La guerra vittoriosa contro l'Argentina che aveva proditoriamente occupato le Isole Falklands credendo alla propaganda di una stampa che ancora dileggiava e sottovalutava la Thatcher e il vittorioso braccio di ferro con i minatori affiliati ai sindacati socialisti che provarono a bloccare il paese con uno sciopero ad oltranza e furono costretti a rientrare nei ranghi, alle condizioni del Governo, dopo essere stati portati alla miseria dalle scelte folli dei loro politicizzati leaders sindacali.

In realtà ci sarebbe un altro episodio che ha caratterizzato la Thatcher nel suo mandato: la forza con la quale ha respinto il ricatto dei terroristi irlandesi che, con lo sciopero della fame, avevano cercato di condizionarne la politica, fallendo.

La Meloni, per nostra fortuna, non ha guerre da combattere, non direttamente, almeno, ma possiamo considerare una guerra quella contro i clandestini che invadono non un isolotto ai confini dell'impero, ma l'intero territorio nazionale, sciamandovi dopo essere stati scaricati all'interno dei nostri confini dalle ong per lo più battenti bandiere straniere.

E' una guerra che anche la Meloni può vincere e che richiede la stessa scorza necessaria a non cedere ai ricatti di chi si mette in sciopero della fame e la stessa volontà di chi ha inviato navi da guerra agli antipodi per difendere un lembo di terra sperduto.

E collegata alla guerra che ci hanno mosso le ong con i clandestini, c'è la seconda analogia, quella del braccio di ferro interno.

Se la Thatcher ebbe i minatori, la Meloni, ben più pericolosamente, ha i magistrati militanti a sinistra, che cercano di impedire che un Governo voluto e votato dalla maggioranza degli Elettori, possa sviluppare la sua politica immigratoria.

Vedremo se la Meloni riuscirà, anche in questo, ad ottenere il risultato che, in altri tempi, con altri contesti, ottenne la Thatcher.

Infine non si può trascurare l'importanza del rapporto privilegiato con il presidente degli Stati Uniti, una intesa personale prima che politica, che la Thatcher ebbe per tutta la durata dei rispettivi mandati, con Ronald Reagan e che la Meloni sembra poter replicare con Donald Trump.

Quello della Thatcher è, ormai, un capitolo chiuso di cui ha beneficiato il Regno Unito, mentre quello della Meloni è un cantiere aperto di cui potremmo beneficiare noi Italiani, magari anche conseguendo risultati più rilevanti perchè abbiamo una condizione di partenza svantaggiata rispetto alla Gran Bretagna del 1979.


27 gennaio 2025

Roosevelt e la Meloni

I cattocomunisti, tra i tanti latrati che quotidianamente disperdono al venti, si stanno incartando su un generale libico, Almasri credo si chiami, che fermato a seguito di un mandato di arresto internazionale spiccato dalla corte penale internazionale (la stessa che vorrebbe che arrestassero Putin e Netanyhau), è stato poi scarcerato per un cavillo e riportato in patria da un volo di stato.

La propaganda rossa reclama la testa (tanto per cambiare) di un paio di ministri perchè sarebbero a loro dire responsabili di aver lasciato libero un torturatore.

La stessa Anm scarica la responsabilità della scarcerazione su un presunto ritardo nella risposta del ministro della giustizia alla corte di appello di Roma che ha materialmente disposto la scarcerazione.

Ma l'Anm ha un contenzioso con il Governo e quindi è solo una voce di opposizione che si aggiunge al coro.

Se però andiamo a leggere la vicenda, vediamo che quel generale libico era in giro per l'Europa dal 6 gennaio, ma solo dopo dieci giorni, guarda caso quando è giunto in Italia, la cpi ha emesso mandato di cattura, cercando di lasciare il cerino acceso nelle mani dell'Italia.

Per una volta i magistrati hanno fatto un favore al Governo, dandogli la possibilità di risolvere immediatamente il problema, acquisire una ovvia apertura in chiave di blocco delle partenze dei clandestini dalla Libia ed evitare una controversia internazionale, ben più rilevante che gli strepiti di una corte che si squalifica con le sue richieste (veggasi alla voce Putin e Netanyahu).

Sappiamo tutti che una opposizione rozza e anti italiana come è quella anticomunista, non avendo altri argomenti strumentalizza, anche grazie agli appoggi di certa stampa, quelle che sono le più elementari norme di comportamento per un Governo che voglia fare gli interessi nazionali e che, per farla breve, va sotto il nome di "ragion di stato".

Su X ho sintetizzato scrivendo che Schlein e compagni dovrebbero tornare sui banchi di scuola per studiare Machiavelli e Guicciardini e che, se non l'hanno fatto come sembrerebbe dalle loro reazioni sul caso Almasri, dimostra solo la bontà della scelta del Ministro dell'Istruzione e del Merito che rilancia gli studi classici.

Qui aggiungo che uno dei miti esteri dei cattocomunisti fu molto chiaro in materie del genere.

Franklin Delano Roosevelt, 32° presidente degli Stati Uniti, democratico, eletto quattro volte, parlando del dittatore del Nicaragua Somoza, chiarì che sì, è un figlio di puttana, ma è il NOSTRO figlio di puttana.

La sintesi, meno colta rispetto a Machiavelli e Guicciardini ma forse più comprensibile per i cattocomunisti nostrani, di quella che è una legittima ragion di stato.

26 gennaio 2025

Merita rispetto chi rispetta il prossimo

Venerdì 24 gennaio, il primo presidente della corte di cassazione ha affermato solennemente che occorre rispetto reciproco tra le istituzioni.

Il giorno successivo, sabato 25 gennaio, i suoi colleghi hanno  abbandonato l'aula quando, a Napoli, per l'inaugurazione dell'anno giudiziario, ha preso la parola il Ministro della Giustizia Nordio, imitati dai loro colleghi delle altre corti in Italia.

Quelli che pretendono di essere rispettati, non hanno neppure il buon gusto di ascoltare le ragioni del Ministro competente per le loro attività che, tra l'altro, è anche un loro ex collega.

Basterebbe solo questa facile e documentabile contraddizione per ridurre ad una istanza meramente corporativa quella dei magistrati che si oppongono ad una riforma della giustizia che comprende la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri.

Ricordiamoci, però, che quella riforma (peraltro molto, troppo blanda rispetto alle esigenze di risanare il pianeta giustizia) è frutto della realizzazione di un programma elettorale che ha ottenuto quella maggioranza parlamentare che esprime il Governo di cui Nordio è Ministro competente per la giustizia.

La mancanza di rispetto, quindi, si estende al Popolo che quella riforma ha votato, votando i partiti che l'avevano in programma ed appare un tentativo di ribaltare la volontà elettorale.

Io non credo che tutti i magistrati siano d'accordo con tale protesta, anzi, ma fanno notizia solo quelli che urlano, ai quali andrebbe posta con chiarezza l'alternativa se vogliono continuare a far parte della magistratura e, quindi, rispettare le decisioni del Popolo Sovrano che si manifestano con le leggi approvate dalla maggioranza parlamentare, oppure se ritengono di scendere in politica e, allora, non devono usare il loro ruolo pubblico per farla, ma devono presentarsi alle elezioni e influiranno sulla formazione delle leggi in base ai voti che riusciranno ad ottenere.

Mi permetto di suggerire un'altra opzione.

Se non sono d'accordo con le leggi che devono solo applicare e rispettare, possono dimettersi dalla magistratura e fare altro (scrivere romanzi gialli, praticare la professione legale, insegnare all'università ...).

Nessun medico impone loro l'obbligatorietà della toga se non condividono le leggi che devono applicare.


25 gennaio 2025

Abolire i limiti ai mandati popolari

In Italia partiti di maggioranza (Fratelli d'Italia e Forza Italia) e di opposizione (pd e cinque stelle) si trovano uniti nel respingere le richieste di abolire il limite dei due mandati per i presidenti di regione sostenuti da un partito di maggioranza (Lega) e da singoli esponenti di alcuni partiti di opposizione (Sala e De Luca).

Negli Stati Uniti torna a prendere forza un movimento che vuole abolire il limite imposto dal 22° emendamento che non consente l'elezione a Presidente per più di due mandati e introdotto dopo i quattro mandati (anche l'ultimo era appena iniziato quando morì) di Franklin Delano Roosevelt.

Ci sono due argomenti molto forti a favore dell'abolizione di ogni limite di mandato, non solo per il presidente degli Stati Uniti o per i presidenti di regione, ma in ogni assemblea elettiva e relative cariche pubbliche.

Il primo, di principio, è che spetta solo all'Elettore decidere se un soggetto debba essere o meno il suo rappresentante, sindaco, presidente.

Imporre un limite ai mandati, significa espropriare l'Elettore della sua Sovranità in materia, esattamente come accade quando un magistrato agisce condizionando l'azione di un amministratore eletto dal Popolo.

Non è accettabile che io, Elettore, non possa votare per la persona che ritengo possa meglio rappresentarmi in quel ruolo.

Il secondo motivo è relativo alla estrema volatilità e velocità con cui, oggi, si affrontano eventi, problemi e ne insorgono altri.

Basta ascoltare la canea rossa che latra in continuazione contro il Governo per Trump, Musk, la Santanchè, Salvini, Almasri ed ogni notizia che è buona per loro per avere un trafiletto o una citazione al giornale radio e televisivo.

Affrontare gli eventi che accadono in ogni momento della giornata, anche per colpa del sistema di comunicazione veloce come è oggi, impone di dare risposte ad una pubblica opinione che si lascia distrarre dal rumore di fondo e costringe ad accantonare la ben più importante attività di qualsiasi amministratore, cioè quello di piantare radici profonde per dare un indirizzo stabile e solido alla società che vogliamo realizzare.

Cambiare troppo spesso governo significa rinunciare a realizzare una politica coerente di lungo respiro, ma solo galleggiare, affrontando e risolvendo i problemi nel momento in cui emergono e vengono portati all'attenzione della pubblica opinione, salvo poi accantonarli per affrontare quello successivo.

Il Regno Unito è risorto perchè la Thatcher è stata Primo Ministro per 12 anni e, dopo di lei, il suo delfino Major per altri sei, cioè diciotto anni che hanno risanato l'Inghilterra, lucidando la sua argenteria che si era opacizzata negli anni.

Lo stesso si può dire degli Stati Uniti che si sono ripresi dal Vietnam solo con Reagan e il suo successore Bush, per un totale di dodici anni ininterrotti di governo.

Il miracolo italiano arrivò dopo quindici anni di governi di Centro Destra tra democristiani, liberali, socialdemocratici e repubblicani (e si affossò quando i liberali furono sostituiti dai socialisti).

Non è sicuro che confermare, elezione dopo elezione, la stessa maggioranza o la stessa persona porti buoni risultati, ma è una scelta che spetta esclusivamente agli Elettori che, se sbagliano, pagano le scelte della amministrazione che si sono scelti.

Ben vengano, quindi, le istanze per abolire ogni limite nel numero dei mandati, anche se questo potrà deludere le aspettative di carriera di qualche giovane politico rampante.


24 gennaio 2025

Trump ha già vinto

Molti sarebbero i temi che meritano un commento (che propongo sempre velocemente su X, piattaforma che, se è vero che i cattocomunisti e i loro reggicoda "professionisti dell'informazione" andranno ad abbandonare per contestare Musk, diventerà un'oasi di buon senso, argomentazioni, informazioni, discussioni accalorate, ma appropriate) come sulla ragion di stato che ha portato all'espulsione del generale libico (evidentemente i cattocomunisti nella loro abissale ignoranza non hanno studiato Machiavelli e Guicciardini, da qui la necessità del rilancio dello studio delle materie classiche), ma ormai il tema centrale, l'unico che riceve una copertura illimitata è Trump.

Cosa fa Trump, cosa dice Trump, cosa firma Trump, come si veste Trump.

E' la dimostrazione che Trump ha già vinto perchè la sua agenda ha spazzato via tutte le altre e il riuscire a porre al centro dell'attenzione mondiale, la propria posizione, è già un risultato vincente.

Infatti si può ragionevolmente pensare che non tutto sarà realizzato (neppure Trump ha la bacchetta magica) ma se si discute su quello che propongo io, allora il compromesso sarà inevitabilmente spostato più verso le mie posizioni che verso quelle altrui.

Prendiamo ad esempio lo ius soli che Trump ha cominciato a smantellare (con buona pace per i cattocomunisti italiani che, arrivando come sempre dopo la puzza, vorrebbero introdurlo in Italia) e che oggi viene coperto dall'ola dei quotidiani di sinistra perchè un singolo giudice lo ha bloccato ritenendolo incostituzionale.

Bene questo significa che si accelerano i tempi perchè la corte suprema statunitense decida in merito e quella corte, a differenza della nostra, è composta per nomina presidenziale a vita, per cui su nove giudici, sei sono stati nominati da un presidente repubblicano.

A buon intenditor.

O prendiamo l'operazione militare speciale della Russia in Ucraina.

Ieri a Davos Trump ha dichiarato che Kiev è disponibile ad un accordo.

Le parole di Zelensky, che chiede almeno duecento mila soldato europei sul fronte (magari potremmo mandargli i clandestini che sbarcano da noi assieme agli equipaggi ong ...) non sembrerebbero una disponibilità all'accordo, ma non può certo, lui presidente decaduto da un anno, contestare un eventuale accordo che Trump sottoscrivesse con Putin.

E che dire della baggianata verde ?

Ieri a Davos Trump ha archiviato il gretinismo, perchè se l'unione europea fosse così folle da perseverare nell'errore, oltre a non conseguire l'obiettivo perchè chi produce maggiori emissioni continuerà a farlo, distruggerà l'economia europea.

L'agenda Draghi era una invenzione di Renzi e Calenda per giustificare la loro esistenza come partiti, ma l'agenda Trump è reale e concreta ed è al centro di ogni discussione, valutazione, dibattito.

Trump ha già vinto.

22 gennaio 2025

Ma quali sono "i nostri principi" ?

Il principale titolo de La Verità di oggi è "Il suicidio dell'Europa" e il Direttore Belpietro confeziona un editoriale in cui spiega in modo chiaro ed esauriente la follia della burocrazia che guida l'unione europea che, davanti al ciclone Trump, conferma il suicidio della transizione verde in difesa dei "nostri principi" che, però, non avendo mai fornito un  elenco, non si sa bene quali siano.

Non è certamente tra i "miei" di principi quello di impoverirmi scientemente, per arricchire indiani e cinesi come sembrerebbe voler fare la Von der Leyen che a Davos, nel confermare il percorso della transizione verde nonostante la sua manifesta inutilità e, anzi, dannosità per aziende ed economie europee, dice che "apriremo a Cina e India".

In sostanza la Von der Leten, pur di non dire "abbiamo sbagliato, ma siamo in tempo a rimediare" affiancandosi a Trump nel dare al Mercato, quindi ai cittadini, la scelta di quale automobile, con quale propulsione, acquistare, si illude di fermare un cambiamento climatico che lei pensa, nella sua supponenza umana, essere causato dall'Uomo, continuando ad impoverire i Popoli e le Nazioni europee e, visto che gli Stati Uniti sono sulla via del ravvedimento operoso, aprire alle economie dei due stati più inquinanti del mondo, che continueranno ad inquinare usando, senza risparmio, le fonti di energia fossile e, per di più, sfruttano il lavoro di una mano d'opera sotto pagata e senza tutele, con l'aggiunta di esportare a casa nostra prodotti che non sono neppure garantiti sotto il profilo della sicurezza per la nostra salute perchè i controlli, pur di incrementare la produzione a basso costo, sono praticamente inesistenti.

E', a tutti gli effetti, il suicidio dell'Europa, dei Popoli e delle Nazioni europee che, al contrario, dovrebbero seguire Trump nelle scelte finalizzate a invertire una rotta che ci porta nel baratro e nella dissoluzione della nostra Civiltà.

Se non lo vuole fare l'unione europea, lo dovranno fare i singoli stati nazionali, con accordi e politiche bilaterali con gli Stati Uniti e, in questo senso, auspico che la Meloni sappia capitalizzare il credito che ha a Washington per ottenere l'esenzione dai nuovi dazi dei prodotti italiani.

E che la Von der Leyen ci fornisca, una buona volta, l'elenco di quelli che lei chiama "i nostri principi", perchè mi punge vaghezza che quelli siano i valori "suoi" e di chi la segue, non i miei, nè quelli di milioni di europei delle varie Nazioni.

Quindi non i "nostri".

21 gennaio 2025

Trump ci propone un sogno possibile

La giornata di ieri ha messo a dura prova fegato e coronarie dei cattocomunisti che hanno dovuto subire la bocciatura del referendum contro l'autonomia differenziata e la regale inaugurazione della seconda presidenza Trump (che hanno commentato con "analisi" livorose che rendono manifesta la loro invidiosa impotenza).

Non credo però che i cattocomunisti siano andati oltre ai commenti dei loro riferimenti nella stampa e nella politica, io ho ascoltato in diretta il discorso che è stato quanto di più lontano dai paludati interventi di circostanza cui siamo abituati in simili occasioni.

Il Presidente Trump ha, con poche parole, in attesa di farlo con appositi atti esecutivi, spazzato via anni di decadenza, deriva e devianze che hanno messo in ginocchio non solo gli Stati Uniti, ma tutto l'Occidente, rendendoli volontariamente succubi delle pretese altrui.

Immigrazione illegale (stato di emergenza ai confini), follie verdi (uscita dall'accordo di Parigi e ripresa delle trivellazioni: "perforeremo, ragazzi, perforeremo"), follie di genere e woke (i generi sono due, maschi e femmine, cesseranno le politiche scolastiche che generano confusione nei bambini), politiche delle quote a scapito del merito, organizzazioni internazionali sovvenzionate solo per mantenere una pletora di burocrati (da qui l'uscita da Oms), ma anche accenti fortissimi sulla Libertà di parola e di manifestare (il perdono a quanti erano in carcere o sotto processo per le vicende del 6 gennaio 2020), di Mercato (tutti potranno comprare l'automobile che vorranno e non saranno obbligati all'elettrico che non riceverà più sovvenzioni alterando la logica del Mercato) e di scegliere come curarsi (la restituzione di incarichi, anzianità e riconoscimenti a quelli cui erano stati tolti per non aver offerto il braccio in era covid).

Lo si può ascoltare nel discorso che si trova su you tube tradotto dalle varie emittenti.

Dalla lettura dei giornali e dalle fiumane di commenti radiofonici, emerge però che vengono trascurati tre punti che a me paiono significativi.

Il richiamo al Presidente William McKinley che contribuì a rendere solida la nazione, consegnando a Theodore Roosevelt una economia forte, in grado di proiettare gli Stati Uniti alla testa del mondo (realizzando anche il Canale di Panama).

Il richiamo a Martin Luther King, il suo "sogno", che era quello di una parità tra persone, in cui prevaleva il merito e non l'appartenenza e questo punto rappresenta, a mio parere, la fine della politica delle quote.

L'inserimento delle bande dei narcotrafficanti (che sono anche trafficanti di uomini con la gestione dei passaggi clandestini verso gli Stati Uniti) tra le organizzazioni terroriste contro le quali è possibile l'utilizzo delle Forze Armate in ogni parte del mondo.

Ognuno di quei punti mi trova d'accordo, perchè quello che Trump ha disegnato, non è una utopia impossibile, ma è la restaurazione di un mondo normale, migliore.

E' un progetto di società fondato sul buon senso comune, che appartiene al Popolo, a tutti i Popoli, ma, evidentemente, non a certe burocrazie incrostate negli apparati istituzionali e di potere degli stati dell'unione europea.

E non si può dimenticare il suggestivo richiamo al viaggio su Marte che mi ricorda la promessa di Kennedy, dopo il volo spaziale del sovietico Gagarin, di arrivare primi sulla Luna, come poi avvenne nel 1969.

Piantare la bandiera su Marte rappresenta la continuazione di quel "sogno americano" che ha fatto da filo conduttore a tutto il discorso del Presidente Trump e che è un sogno non solo americano, ma di tutti noi.

Appartiene infatti a tutti i Popoli e le Nazioni dell'Occidente quel sogno, perchè il merito di esserci arrivati, creando una Civiltà che mai si era vista sulla Terra, è di tutti noi Occidentali che, se lo vorremo, se sapremo cogliere l'opportunità offerta da questo secondo mandato di Trump, potremo tornare a fornire il nostro contributo al progresso dell'Umanità intera.

Perchè il sogno che ci propone Trump è possibile, se lo vorremo realizzare.

20 gennaio 2025

Il giorno di Donald Trump

Otto anni fa, dopo aver a sorpresa umiliato la moglie di Clinton che gli "esperti" davano da mesi per vincente, Trump si insediò alla Casa Bianca circondato dai lazzi e dal dileggio di chi gli pronosticava una presidenza fallimentare, chi lo voleva mettere sotto tutela dei notabili repubblicani, chi paventava guerre senza fine.

I quattro anni del primo mandato di Trump furono i più tranquilli, pacifici ed efficaci della storia recente degli Stati Uniti e le truppe Usa non andarono a combattere in nuove terre.

Ciononostante il covid e un'elezione probabilmente truffaldina che i democratici avevano giocato, con la scusa della pandemia, sul voto per corrispondenza e online così da evitare il riconoscimento del soggetto che votava, non gli consentirono di ottenere un secondo mandato.

Trump, sconfitto, fu ancor più dileggiato e contro di lui si scatenò una persecuzione giudiziaria con la finalità di eliminarlo dalla scena politica ed economica.

Trump si difese, reagì e tornò in sella più di prima a controllare il GOP, il partito repubblicano, senza più tutori (il suo infido ex vicepresidente, Pence, è scomparso dai radar) e con una gran voglia di riscatto, parlando all'America vera che non è, per fortuna, quella di Hollywood, della Silicon Valley, lgbt o woke.

Dopo quattro anni di traversata nel deserto, Trump, lo scorso 5 novembre 2024, ottenne una schiacciante vittoria sulla vicepresidente di Biden, la ridanciana (ora non più) Kamala Harris, diventando il secondo presidente nella storia degli Stati Uniti, dopo Grover Cleveland (22° e 24° presidente) a fine Ottocento, ad essere eletto per due volte non consecutive.

Questa volta non ci sono stati sorrisini, dileggi, lazzi, ma, al contrario, una corsa a salire sul carro del vincitore (Bezos, Zuckeberg e in ultimo anche Gates nel tentativo di recuperare il divario con Musk che aveva capito tutto prima di loro) e, cosa unica, una immediata partecipazione alle attività di governo, affiancando con i suoi uomini l'azione dell'amministrazione uscente, quasi in una sorta di tutela questa volta posta in atto da Trump su Biden, come si è visto con la tregua in Medio Oriente.

E' una prova di forza che fornisce concrete speranze a tutti noi perchè la Storia, nei prossimi quattro anni, torni su binari certi e non devianti.

Una prova di forza che vede, anche all'estero, vincitori e vinti.

Tra i vincitori c'è da segnalare il nostro Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, unico leader europeo invitato espressamente da Trump alla cerimonia di insediamento, scalzando il "rapporto privilegiato" che solitamente univa gli Stati Uniti al Regno Unito.

Un rapporto, quello tra Trump e la Meloni, che potrebbe riprodurre quello che negli anni Ottanta del Novecento vide Ronald Reagan con Margareth Thatcher sconfiggere il comunismo e rilanciare i principi del Libero Mercato, Libertà di Opinione, Libertà di Parola.

Se son rose fioriranno ma, intanto, oggi è il giorno di Donald Trump e Giorgia Meloni è a Washington, mentre Macron, Scholze, Starmer, la Von der Leyen guarderanno la cerimonia solo davanti alla televisione.




19 gennaio 2025

Tremila miliardi di debito

L'Italia ha raggiunto (e superato) quota tremila miliardi di debito.

La notizia è dei giorni scorsi ed era attesa.

Le elargizioni fatte per accontentare questa o quella lobby, hanno alla fine portato a superare l'importo simbolo di un fallimento, quello della repubblica italiana.

Perchè non è (solo) colpa di questo governo o di chi lo ha immediatamente  preceduto, ma di un costante indirizzo che, sin dal 1962 con il primo centro sinistra che vedeva i socialisti sostenere i governi democristiani dall'esterno e più ancora dal 1964 con i socialisti abbarbicati al governo, ha rovinato i conti pubblici italiani.

Nazionalizzazioni, spesa pubblica senza fondo, assunzioni clientelari, scarsa produttività, poi svendita dei beni acquisiti onerosamente dal pubblico, scelte di politica economica sbagliate e, infine, una miriade di agevolazioni, concessioni economiche, riconoscimenti in denaro, per le causali più disparate ed ecco i tremila miliardi.

Intendiamoci, l'Italia ha una forza economica in grado di sopportare tale debito e l'avrebbe ancora di più se non si fosse legata mani e piedi all'unione europea, rinunciando anche alla Sovranità monetaria, ma qualunque organismo non può vivere bene se oppresso dai debiti che vengono sistematicamente rinviati di padre in figlio.

Noi non faremo eccezione, il nostro debito, composto anche, ad esempio, da chi è stato mandato in pensione dopo neanche venti anni di lavoro, si riflette sulle generazioni successive, come è capitato a chi è andato in pensione mediamente dieci anni dopo quelli che lo hanno preceduto.

Purtroppo inserire una voce di spesa è facile e ottiene gli applausi dei beneficiati e il silenzio complice di chi spera di essere beneficiato con il provvedimento successivo, ma poi quello resta, diventa un "diritto acquisito" che non si riesce a revocare neppure alla scadenza di legge, perchè la corporazione interessata scatena l'inferno a difesa di quello che, a tutti gli effetti, è un privilegio.

Le Leggi di Mercato vengono ignorate e poi si vendicheranno, chiedendoci di pagare un prezzo ben più alto, a tutti, anche a coloro che non hanno beneficiato di alcun provvedimento di favore.

Purtroppo la mentalità è così diffusa che il concetto di "risparmio", di pareggio di bilancio, non trova più ascolto.

O, meglio, tutti lo rilanciano con articolati discorsi dai quali si desume che sì, bisogna ridurre il deficit, bisogna fare dei tagli, ma si deve agire non sul "mio" settore che è troppo importante per essere "tagliato" e, anzi, ha bisogno di più "risorse", siano esse umane od economiche (soprattutto sotto forma di aumento degli stipendi), ma bisogna tagliare nel giardino altrui.

E' così che si arriva a tremila miliardi di debito, quando tutti difendono il loro orticello a danno dell'intera comunità.

Tremila miliardi di debito sono cinquantamila euro per ogni Italiano (poco più di 58 milioni) neonati inclusi.

Non è una cifra esorbitante, ma è destinata a crescere.

Un analogo conteggio che ricordo dai tempi del liceo (prima metà anni settanta) diceva che ogni persona nasceva in Italia con un debito di trenta milioni di lire (quindicimila euro), in 50 anni, quindi, il debito si è più che triplicato.

Iniziando oggi ci vorranno almeno altri cinquanta anni per ridurlo in modo significativo.

Si può cominciare con l'evitare, quando si ottengono insperate risorse come l'ultimo "tesoretto" da 17 miliardi, di pensare a come spenderlo e metterlo, invece, a decurtazione del maggior debito.

Sarebbe un comportamento virtuoso, ma sarebbe anche un gesto suicida che riporterebbe al governo, alle prossime elezioni, i peggiori spendaccioni, con i soldi altrui, ovviamente, che esistano al mondo: i cattocomunisti che "coprirebbero" le spese con nuove tasse e patrimoniali, come vanno dicendo, senza alcun pudore, già ora.

Allora teniamoci pure i 3mila e passa miliardi di debito, ma qualcuno, prima o poi, dovrà pagare.



18 gennaio 2025

Repetita iuvant

L'ho scritto sempre, ultimamente per la Todde e adesso per la Santanchè: non deve dimettersi.

La trincea sembra essersi attestata sul principio di non colpevolezza fino a sentenza passata in giudicato.

Fino ad allora un soggetto a processo non deve rinunciare a nulla nella sua carriera e nella sua attività, non deve essere sottoposto a limitazione alcuna, perchè non esiste modo per risarcirlo una volta assolto.

Come è accaduto a tanti, come al sindaco di Parma e, in ultimo, al Ministro Salvini al quale è stato riconosciuto che, senza il processo da cui è uscito assolto per non aver commesso il fatto a lui imputato, avrebbe ottenuto il Ministero degli Interni dove aveva già dato ottima prova delle sue capacità.

Altrettanto deve accadere per Daniela Santanchè, ottimo Ministro per il Turismo (i risultati sono davanti agli occhi di tutti) che, se si dimettesse, non potrebbe mai ottenere alcun risarcimento adeguato, a meno che non si pensi a lei come futuro presidente della repubblica (nel 2029 il processo a suo carico, forse, avrà concluso il primo grado).

Ma personalmente sostengo da sempre un passaggio in più: l'unico giudice di un politico è l'Elettore.

Quindi, per quanto mi riguarda, la Santanchè, come la Todde, non deve dimettersi neppure in caso di condanna definitiva, ma deve svolgere il suo compito e rimettere il suo futuro nelle mani degli Elettori che, al termine del suo mandato di parlamentare, decideranno se dovrà andare a casa o se verrà riconfermata.

Ogni altra opzione violerebbe il primato dell'Elettore. 

17 gennaio 2025

Un sistema ingessato

Ieri, in prima lettura, la Camera ha approvato il disegno di legge costituzionale che, tra l'altro, introdurrà la separazione delle carriere in magistratura.

Una procedura lunghissima (occorreranno altre tre letture), soggetta alla spada di Damocle del referendum confermativo e dell'ostruzionismo di altre istituzioni che temono di perdere il loro potere interdittivo.

Personalmente plaudo alla scelta di mettere mano all'organizzazione della magistratura, anche se più che mettere mano, anche gli eventi di questi ultimi mesi, ci dicono che occorrerebbe passarci sopra con una ruspa (che purtroppo Salvini sta dimenticando in garage).

A parte la questione specifica, vorrei puntare l'attenzione sul fatto che in Italia, con una simile costituzione e con i poteri attribuiti a questo ed a quello, la Sovranità non appartiene più al Popolo che vota un parlamento e che, a sua volta, esprime fiducia in un Governo, ma ai gruppi di pressione e alle paturnie di singole persone, non elette dal Popolo, che con la scusa della propria indipendenza, autonomia di giudizio, interpretazione e insindacabilità, hanno il potere di rovesciare la volontà popolare.

Se poi ci aggiungiamo il sottile piacere che si prova nel dire di "no" ad un potente in occasione dei referendum confermativi, perchè "si può fare meglio", senza capire che "fare meglio" è nemico del Bene, allora si capisce perchè qualunque governo fatichi enormemente per dare una direzione a questa Nazione.

E se consideriamo i risultati che si raggiungono ed i successi nonostante tale ingessatura delle nostre istituzioni, possiamo solo rimpiangere di non avere una struttura più agile, come quella degli Stati Uniti, dove il Presidente appena eletto e non ancora entrato in carica, ha già annunciato cento ordini esecutivi che saranno immediatamente operativi il primo giorno di mandato.

Il Governo Meloni, con la riforma della giustizia (anche se occorrerebbe una rivoluzione ma, come detto, il meglio è nemico del Bene), con la riforma che introduce il premierato (sempre con i limiti delle letture e del referendum e, ancora una volta, con il meglio, cioè l'elezione diretta del presidente della repubblica, nemico del Bene) e con la introduzione della autonomia differenziata (anche se sarebbe meglio, ma nemico del Bene, l'introduzione di una costruzione federale per macroregioni) sta provando a dare all'Italia una struttura più agile e moderna, che possa trasformare in risultati la grande laboriosità, ingegnosità e fantasia della nostra Gente.

Ci riuscirà ?

Il carattere della "ragazza" farebbe pensare ad una risposta affermativa, ma a contrastarla non ci sono sono le esilaranti dichiarazioni delle opposizioni, ma soprattutto le consorterie di potere affaristico e finanziario e quelle di categoria che, tramite il peso che hanno acquisito negli anni e i politici che a loro fanno riferimento, remano costantemente contro per conservare lo status quo che a loro garantisce cospicui introiti, confidando anche sulla scarsa informazione di chi viene chiamato a votare per i referendum confermativi, influenzato dalla propaganda di una stampa per lo più ideologizzata e incline a rispettare le indicazione dei propri editori, parte di quelle consorterie affaristico e finanziarie che ostacolano il cambiamento da cui avrebbero tutto da perdere.

Sarà il tempo a dirci se, finalmente, l'Italia riuscirà ad entrare nel terzo millennio anche a livello istituzionale. 

16 gennaio 2025

I cattocomunisti sempre a corto di argomenti

Le Ferrovie dello Stato hanno presentato un esposto alla Digos di Roma, dubitando che i guasti che ultimamente hanno rallentato la circolazione dei treni siano tutti dovuti al caso ed all'usura naturale del materiale.

Personalmente, da estimatore di Giulio Andreotti, avevo già commesso "peccato", ipotizzando su X, l'11 gennaio, che potesse esserci un volontario contributo umano ai guasti, per danneggiare il Ministro Salvini ed il Governo Meloni.

Vedremo cosa porterà l'indagine che adesso dovrà essere svolta e non sarebbe male un po' di prudenza da parte dei capataz cattocomunisti, che chiedono le dimissioni del Ministro (ultimo di una lunga serie di dimissioni che vorrebbero) e, con la Schlein, rischiano un autogoal quando cerca (malamente) di ironizzare dicendo che poi la Destra imputerà a loro di aver buttato chiodi sulle rotaie.

Attenzione a simili boutade, perchè se poi l'indagine dovesse individuare qualche azioni dolosa, allora tutto le verrebbe rinfacciato, anche se sono convinto che chi, ancora oggi, vota a sinistra, ormai sia irrecuperabile e continuerebbe a farlo anche davanti all'evidenza, come abbiamo visto in Emilia Romagna dove hanno (dovrei scrivere "abbiamo", ma non è certo accaduto con il mio voto) confermato gli amministratori cattocomunisti anche con l'acqua nelle case.

In effetti, davanti ai successi del Governo Meloni e con lo spauracchio di veder la Meloni in prima fila all'Inauguration Day della nuova Presidenza Trump, ai cattocomunisti non resta che attaccarsi al tram (come a Bologna) o ai treni.

Come, appunto, fanno la Schlein e i suoi sei nani  (Fratoianni, Bonelli, Magi, Renzi, Calenda, Conte) perchè rispetto a Biancaneve se ne è pure perso uno.

Una volta Berlusconi, citò una delle tante barzellette su se stesso: "Berlusconi e il Papa stanno camminando lungo un fiume quando al Papa cade la Bibbia in acqua. Berlusconi si avvicina alle acque e, camminando sulla superficie senza affondare, la recupera. Il giorno dopo l’Unita’ titola: Berlusconi non sa nuotare! "         

Si sostituisca "Berlusconi" con "Meloni" è la barzelletta è ancora attuale, a dimostrazione di quanto continui ad essere arretrata la sinistra.

15 gennaio 2025

Mai più un'altra Verona !

Leggo con molto fastidio le dichiarazioni del Presidente del Veneto Luca Zaia che seminano zizzania all'interno del Centro Destra.

Zaia, ottimo presidente di regione e, prima ancora, ottimo ministro dell'agricoltura, non può essere ricandidato per sopraggiunto limite dei mandati concessi dalla legge.

La Lega ha provato a proporre una modifica alla legge, ma gli alleati non si sono mostrati d'accordo e questo con l'appoggio presumibile dei cattocomunisti ansiosi di liberarsi dell'ingombrante presenza di due loro presidente di regione in Campania e in Puglia.

A parte ogni considerazione sul limite dei mandati (e personalmente sono totalmente contrario ad ogni limite che non provenga dal voto degli Elettori ai quali unicamente dovrebbe essere demandata la decisione se rinnovare la fiducia ad un presidente uscente o mandarlo a casa, a loro e non ad una legge o ad un magistrato !) questa è la legge, non c'è per ora la maggioranza per modificarla ed è necessario comportarsi di conseguenza.

Ignorando l'esistenza della legge e delle scorie che seguono ogni battaglia divisiva, in una città come Verona, dove i due terzi della popolazione vede come il fumo negli occhi i cattocomunisti, hanno eletto un cattocomunista sindaco a seguito delle divisioni nel Centro Destra.

E c'era pure stata l'opportunità del ballottaggio, sfruttata malissimo per l'incomunicabilità tra i due candidati del Centro Destra che non si sono accordati per sostenersi al ballottaggio.

Nella elezione del presidente della regione non esiste ballottaggio.

Il candidato presidente che prende anche un solo voto in più vince e trascina alla vittoria, con il suo listino, anche la sua coalizione, anche quando prende meno voti dell'altra, come è accaduto in Sardegna dove la Todde ha vinto personalmente e, pur avendo la sua coalizione preso meno voti di quella di Centro Destra, ha avuto un bonus in consiglieri, conquistando la maggioranza assoluta in consiglio.

E' comprensibile l'amarezza di Zaia che sa di aver fatto bene e potrebbe ancora fare molto bene in Veneto.

E' comprensibile l'aspirazione della Lega di conservare la presidenza di una regione importante come il Veneto.

E' comprensibile l'aspirazione di Fratelli d'Italia di capitalizzare i tanti voti conquistati sul campo mettendo un proprio esponente a capo di una delle più importanti regioni d'Italia.

E' comprensibile Forza Italia che difende le ambizioni di un suo importante nuovo acquisto, Flavio Tosi.

Però la prima responsabilità dei partiti del Centro Destra deve essere verso i Veneti, che non meritano di essere abbandonati ai cattocomunisti e verso gli Elettori che pretendono che non si verifichi mai più un'altra Verona.

Meloni, Salvini, Tajani, ma anche Zaia e Fedriga: basta discutere a mezzo stampa (che gode a seminar zizzania !).

Riunitevi in segreto da qualche parte, fate un fine settimana di ritiro lontani dai taccuini e dalle telecamere e decidete il criterio per attribuire ad un partito o ad un altro questa e quella regione.

Il Centro Destra ha, in ogni regione, uomini preparati per ricoprire ruoli importanti e a noi Elettori non importa se provengano da Fratelli d'Italia, dalla Lega, da Forza Italia o persino da Noi Moderati.

Quello che a noi interessa è che non si consegnino regioni, a cominciare dal Veneto, ai cattocomunisti come fu consegnata Verona.

14 gennaio 2025

E' inverno. Fa freddo. Si consuma più gas e i prezzi aumentano

I talebani del cambiamento climatico cadono dal seggiolone ad ogni cambio di stagione.

Siamo in inverno e scoprono che fa freddo e, come sempre, ci sono anni in cui il freddo è meno persistente (il 2023-2024) e anni, come sembra essere questo inverno 2024-2025, in cui il Generale Inverno si fa sentire forte e chiaro.

Quando fa freddo le persone tendono ad accendere il riscaldamento e, là dove non ci sono leggi assurde come quella voluta nel 1991 da Forlani e sublimata da Draghi nel 2022, ricondotta a più miti consigli dalla Meloni nel 2023 ma violentata da ordinanze sindacali come quella del sindaco di Bologna, lo regolano in base alle proprie esigenze che sono differenti da persona a persona.

A qualunque gradazione però si voglia vivere, c'è un aumento del consumo del gas e questo aumento di consumo a valle, significa una maggior richiesta di gas a monte.

Con l'intelligente mossa delle sanzioni, oltre a regalare la Russia alla Cina, ci siamo anche giocati una fornitura illimitata di gas, a prezzi bassi, con l'aggravante che un certo Zelensky, per ringraziarci dei miliardi spesi per sovvenzionare la sua avventura militare, ha chiuso il passaggio del gas russo dal suo territorio.

Le fonti, che pur ci sono, ricevono quindi una maggior richiesta di gas e, come è giusto che sia in una economia a Libero Mercato, a maggior richiesta del bene, maggiore è il prezzo.

Tutto regolare e sarà il Mercato stesso, quando la domanda calerà perchè entriamo in periodi più caldi, a riportare quel prezzo a livelli più bassi.

Ricordo che con Draghi, nel settembre 2022, il costo del gas salì a 330 euro per megawattora, contro gli attuali (pur in crescita) 47.

Eppure questa mattina ho ascoltato una surreale trasmissione radiofonica (Il caffè di radio uno, dalle 6,30 alle 7) in cui il conduttore ha, sì, ospitato un "esperto", tal Tabanelli di Nomisma Energia, che ha espresso concetti e fornito spiegazioni semplici e assennate, ma che non è stato minimamente compreso dagli ascoltatori che si sono buttati sulla paccottiglia propagandistica, presumibilmente letta in qualche volantino o ascoltata in qualche trasmissione di disinformazione, della speculazione e delle "fonti alternative".

L'unica fonte alternativa che potremo avere (fra qualche anno, però) è il nucleare, tutto il resto è fuffa.

Nel frattempo, mentre si studia come ricostruire il nucleare in Italia, abbiamo solo l'opzione gas (e fossili), anche ricominciando ad estrarlo dal nostro sottosuolo e dal nostro mare Adriatico (qualcuno ricorda la pubblicità "il metano ci dà una mano" ?), da far pagare al costo di Mercato che si forma in base alla richiesta.

E, magari, sperare che Trump faccia il miracolo, si accordi con Putin e torni ad affluire, con la revoca delle sanzioni, anche il gas russo.


13 gennaio 2025

La Sicurezza primo bene

Le esecrabili violenze promosse nel nome di un egiziano che è morto mentre fuggiva violando un posto di blocco dei Carabinieri e di un popolo che continua a fornire manovalanza a  bande terroriste, somigliano molto, troppo, alla violenza nelle piazze che fece da humus alle Brigate Rosse.

Memori di quella esperienza è necessario reprimere, anche con la forza, simili rigurgiti che sono, con buona pace del sindaco di Bologna Lepore, fondati su idee sbagliate e sono solo azioni distruttive che devastano le città ed i beni pubblici e privati, oltre a mettere in pericolo l'incolumità dei cittadini.

Comportamenti ben diversi da quelli delle "camicie nere", care a Lepore nella sua fola antifascista, che hanno manifestato e manifestano ordinatamente, senza mandare all'ospedale Poliziotti e Carabinieri, senza distruggere tavolini di bar e ristoranti, senza imbrattare vetrine e muri.

Ho apprezzato le dichiarazioni di condanna che, dalla Meloni a cascata sono state pronunciate contro le violenze dei manifestanti, molti dei quali immigrati, cittadini di altri stati o cittadini italiani per un tratto di penna probabilmente non meritato.

Adesso mi aspetto che la reazione sia adeguata all'emergenza e, come si agì contro le Brigate Rosse, così si agisca contro i gruppi che stanno ricreando quella base in cui le BR prosperarono e trovarono manovalanza e che oggi possono svolgere lo stesso ruolo per le istanza rappresentate dai pro pal e dai sostenitori di chi cerca di sfuggire ad un posto di blocco.

E si può cominciare con un atto concreto, uno scudo penale e civile contro ogni azione nei confronti di quei Poliziotti e Carabinieri, ma anche di Civili, che agiscono concretamente, reagendo, contro chi delinque.


12 gennaio 2025

Così può rinascere l'Occidente

L'Occidente è in crisi, non da oggi, ma da alcuni anni ha completamento perso quella spinta propulsiva che, sin dalla Roma Repubblicana e Imperiale, gli aveva consentito di guidare il progresso del mondo intero.

L'Occidente è in crisi perchè ha perso la sua Identità, perchè si è piegato e sottomesso ad una narrazione che manipola la Storia (un po' come hanno fatto i francesi che si sono inventati Asterix per nascondere la realtà della conquista Romana o come fanno i cattocomunisti che hanno scritto con la resistenza una storia alternativa, perchè l'Italia ha perso la guerra unicamente per l'invasione angloamericana e l'avrebbe persa ugualmente con o senza resistenza).

L'Occidente è in crisi perchè ha ceduto sui suoi Valori, ha paura di rispettare la sua Tradizione, non vuole difendere la sua Cultura, manifesta un complesso di inferiorità per presunti (e inesistenti) torti che avrebbe fatto alle popolazioni non occidentali durante la diffusione della Civiltà, la più grande e benefica che sia mai apparsa sulla Terra.

Nella sua crisi e decadenza l'Occidente crede di mondare i suoi inesistenti peccati, dando spazio alle istanze e alle pretese di minoranze anti occidentali che questo Occidente vorrebbero distruggere, per impossessarsi delle nostre ricchezze e renderci schiavi delle loro passioni.

La mancanza di tempra morale porta anche a non contrastare adeguatamente l'espansionismo mai sepolto dell'Oriente che si manifesta in due direttrici: quella religiosa con l'Islam che, soprattutto attraverso una immigrazione di massa, vorrebbe conquistare quelle terre d'Occidente che non gli riuscì di conquistare militarmente, quella politica ed economica di una Cina il cui mai domo imperialismo fu nei secoli contrastato e contenuto con successo, ma che adesso è di nuovo esploso basandosi su prodotti venduti a prezzi bassi consentiti da un lavoro senza regole di sicurezza per chi lo svolge e per il consumatore finale e dall'uso indiscriminato di quelle fonti di energie che un Occidente masochista si auto impone di non utilizzare pur essendo le più efficienti ed economiche.

L'Occidente può rinascere e tornare a guidare il progresso del Mondo se riuscirà a superare quei tre ostacoli e tutto dipenderà dalla volontà di farlo.

Tornare ai Valori della Tradizione, nel rispetto della nostra Storia, della nostra Cultura e della nostra Identità per riacquisire consapevolezza morale dei propri comportamenti.

Impedire che immigrazioni di massa portino in Occidente quelle tensioni e quelle mentalità retrograde che sono appannaggio di determinate religioni.

Contrastare sul campo, territoriale ed economico, l'espansionismo cinese con i dazi, con la presenza fisica in quei territori che sono oggetto delle mire cinesi.

Abbiamo perso quattro anni, con un vecchio democratico privo di visione mondiale e che ha fatto solo danni come regalare la Russia ai nostri nemici.

Non so se in soli quattro anni Trump riuscirà a portare a compimento un lavoro che porti alla rinascita dell'Occidente, ma è auspicabile (ed i segnali ci sono tutti) che riesca ad invertire la rotta, consegnando ai suoi successori le chiavi per completare l'opera e far ripartire non solo l'Occidente ma l'intera Umanità.

11 gennaio 2025

Panama, Groenlandia e Canada

I politici della vecchia e decadente Europa sono stati ancora una volta presi in contropiede dalle esternazioni di Donald Trump sulla acquisizione, da parte degli Stati Uniti, del canale di Panama, della Groenlandia e l'ammissione del Canada come 51° stato della unione.

Abituati ormai a ragionare per codici e pandette, con i  passi felpati e l'immobilismo tipico di chi ha solo un grande passato e nessun futuro, si sono trincerati nel solito bla bla bla di maniera.

A parte la considerazione che Trump con le sue intemerate cerca di svegliare un Occidente troppo sottomesso alle iniziative cinesi ed islamiche, a parte la considerazione che Trump è già stato "testato" come Presidente e nel suo quadriennio non ci sono state guerre, a differenza delle azioni intraprese sotto i suoi predecessori soprattutto democratici, la aspirazione di Trump è poi così fuori luogo ?

Il Canale di Panama, dopo il fallimento delle iniziative francesi, fu realizzato con i soldi, l'opera e la direzione degli Stati Uniti.

Fu Carter, il solito presidente democratico, recentemente deceduto, che, a voler essere generosi, dimostrò come la strada per l'Inferno sia lastricata di buone intenzioni, che concesse il canale alla repubblica del Panama nel 1977, interdetta, riaperta con un blitz militare del Presidente Reagan e oggi oggetto di controversia per le esose pretese di pedaggio di Panama.

Panama stessa è una repubblica nata, per secessione dalla Colombia, grazie ai buoni auspici degli Stati Uniti ma, soprattutto, con la presenza di azioni piratesche e terroriste nel Mar Rosso, l'accessibilità del Canale di Panama è un aspetto essenziale per la sicurezza non solo degli Stati Uniti, ma di tutte le nazioni occidentali.

Quindi diritto originario, storia, opportunità geopolitica ed economica ci dicono che quella di Trump è una richiesta che rispecchia una esigenza di tutto l'Occidente.

La Groenlandia è un'isola attualmente ghiacciata, ma che potrebbe tornare ad essere quelle "terra verde" del passato, da cui estrarre preziosi materiali.

E' giuridicamente un territorio autonomo facente parte del regno di Danimarca, con circa sessantamila abitanti, chiamati inuit cui appartiene il territorio.

Cosa accadrebbe se il popolo inuit votasse per l'indipendenza dalla Danimarca ?

Dovrebbe accadere esattamente quello che è accaduto con il Kossovo, in cui la maggioranza di etnia albanese decise di separarsi dalla Serbia e fu appoggiata in ciò da tutto l'Occidente fino a scatenare una guerra in cui la Serbia soccombette.

Se il popolo inuit votasse per l'indipendenza dalla Danimarca, i danesi dovrebbero coerentemente accettarlo con spirito democratico o rassegnarsi ad essere, altrettanto coerentemente e democraticamente, bombardati dagli aerei Nato.

Se poi il popolo inuit votasse per entrare a far parte degli Stati Uniti, nulla osterebbe a ciò.

Il discorso sul Canada è più complesso.

Trump parla del Canada come un unicum, auspicando che sia il 51° stato dell'unione, ma il Canada giuridicamente e costituzionalmente è una pluralità di stati (province) con la peculiarità del Quebec francofono.

Formalmente il Canada è un Dominion della Corona britannica, ha un suo parlamento e primo ministro, ma vi è anche un Governatore della Corona britannica.

Anche qui però, come in Australia e Nuova Zelanda, sono forti le spinte per una totale indipendenza dalla Corona e nulla vieterebbe che, anche con un semplice referendum, i canadesi decidano di entrare nell'unione del Nord America, non come 51° stato, ma con tanti, ulteriori stati, quante sono le sue attuali province.

Del resto, l'acquisizione da parte degli Stati Uniti, in modo pacifico, di quelle terre, potrebbe anche riaprire un antico discorso che in Italia, per noi Italiani, rappresenta ancora una ferita aperta e che riguarda il ritorno alla Patria di Fiume, Istria e Dalmazia.

L'esternazione di Trump non è dunque per nulla campata in aria, anzi rappresenterebbe un tassello di quella rinascita dello spirito occidentale, assopito negli ultimi anni e apparentemente sottomesso alle manipolazioni storiche e politiche del politicamente corretto.